IL 2003 FRA PREVISIONI E SPERANZE
di ALESSANDRO LIMATOLA
L’anno che si è concluso si è caratterizzato per una “calma piatta” su tutti i fronti. Decisamente bassa è stata la crescita reale del prodotto interno lordo (Pil) che, a nostro avviso, si è mantenuta su livelli sensibilmente più bassi di quelli resi pubblici dall’Istituto Nazionale di Statistica.
Per converso decisamente più elevato rispetto a quello “ufficiale” è stato il tasso reale d’inflazione del 2002.
Anziché “scegliere” nell’ambito dell’ampio campionario dei possibili rimedi, che da più parti vengono proposti, riteniamo opportuno precisare che non intendiamo entrare nel merito delle analisi più o meno tecniche, più o meno attendibili sulle cause, contingenti o strutturali, dei risultati economici registrati nel nostro paese nel corso del 2002.
Oltre che dannoso, ci si troverebbe di fronte ad un esercizio meramente accademico, incapace di giungere ad un risultato (se non unanime) ampiamente condiviso.
Le cronache di questi giorni sono, infatti, ricche di valutazioni operate da più o meno autorevoli economisti e/o commentatori sui risultati conseguiti dall’Azienda Italia.
Alle imprese campane e meridionali interessa poco se l’economia non è ripartita per colpa dell’introduzione dell’Euro ovvero per effetto dell’incertezza internazionale causata dall’11 settembre ovvero ancora a causa del crollo delle borse alimentato anche dagli scandali finanziari scoppiati oltre oceano.
Non è, a nostro avviso, miopia politica – né applicazione del motto meglio un uovo oggi che una gallina domani – ma ciò che ai piccoli imprenditori campani e meridionali interessa realmente è la realizzazione delle pre-condizioni interne per la nascita di nuove imprese e lo sviluppo di quelle esistenti.
Su questo fronte riteniamo che le Istituzioni siano rimaste al palo.
Al di là dell’apprezzabile impegno delle Autorità di Pubblica Sicurezza, alcun concreto e tangibile risultato può ritenersi raggiunto sul fronte della lotta alla criminalità comune ed organizzata che rappresenta il vero cancro dell’economia sana oltre che il primo tra i fattori di sfiducia degli imprenditori locali e settentrionali.
Il processo di semplificazione della Pubblica amministrazione non ha fatto alcun passo in avanti. I tempi per ottenere, autorizzazioni, licenze, permessi o pareri dalle Istituzioni locali e nazionali se non si sono allungati sono rimasti sostanzialmente uguali.
Ciò che rende ancor più ingarbugliata la situazione è il fatto che neppure chi è preposto all’applicazione delle normative ha certezze in proposito.
Sul fronte bancario e segnatamente di quello del costo del danaro nel corso del 2002 abbiamo registrato numerosi e significativi passi indietro.
Anche i centri decisionali dell’ultimo baluardo che ci rimaneva – il Banco di Napoli – sono stati trasferiti nell’opulento ed affaticato nord-ovest.
Ciò senza tener conto che, da tempo, non vi sono più sedi di compagnie assicurative di rilevanza nazionale nel territorio della provincia di Napoli.
La lista delle diseconomie strutturali irrisolte e delle spie della sempre più preoccupante desertificazione economica potrebbe arricchirsi di numerose altre pagine.
Riteniamo però che a cavallo tra il nuovo ed il vecchio anno sia inutile – e per certi versi dannoso – piangersi addosso. Altrettanto inutile appare inviare all’esterno, ad inizio anno, messaggi ispirati al più nero pessimismo Kafkiano.
Al contempo, non possiamo non tener conto della situazione in cui ci troviamo e del sostanziale immobilismo che ha caratterizzato l’anno passato.
Conseguentemente, appare opportuno percorrere con decisione la strada della coesione evitando in tutti i modi di favorire o ignorare gli sfilacciamenti sociali manifestatisi negli ultimi tempi.
Appare, inoltre, opportuno che nel corso del 2003 sia dia concreto e deciso seguito alla politica della concertazione con tutte le forze economiche e sociali più rappresentative allo scopo di ottenere, nello stesso tempo, il massimo risultato possibile in termini di condivisione dei programmi e di far realizzare al più presto le misure concordate.
Il fine ultimo che tutti dobbiamo perseguire è e deve rimanere quello di consentire agli imprenditori ed ai cittadini campani e meridionali di vivere sempre meno di speranza e sempre più di certezze.
dal Notiziario CLAAI -Gennaio 2003