L’ARTIGIANATO CHIEDE IMPEGNI CONCRETI
IL DOCUMENTO POLITICO DELLA CLAAI:
PROMEMORIA PER UN GOVERNO STABILE
Questo documento politico, stilato dalla Claai, costituisce la base sulla quale si sono articolati e si articoleranno gli incontri che la nostra organizzazione avrà nel corso della campagna elettorale con le principali forze politiche che partecipano alla consultazione elettorale del prossimo 13 aprile 2008.
PREMESSA
La realtà produttiva dell’artigianato rappresenta da sempre un cardine fondamentale dello sviluppo del nostro Paese. A differenza del settore della grande industria, e seppur tra rilevanti difficoltà nella gestione d’impresa, l’artigianato conferma un trend in costante crescita sia a livello produttivo sia occupazionale.
A livello nazionale si contano circa contano quasi 1 milione e 450 mila imprese che impegnano oltre 4 milioni di addetti e rappresentano una quota di reddito che si attesta attorno al 19-21%.
La tipologia predominante dell’impresa artigiana è costituita da un titolare e da 2/3 addetti. In molti casi si tratta di imprese a carattere familiare. Le professioni ufficialmente riconosciute sono oltre 300.
A fianco del grande patrimonio “storico” dei mestieri tradizionali e di natura artistica, il settore si è arricchito negli ultimi anni di nuove moderne attività collegate allo sviluppo tecnologico e alle realizzazioni nel campo della componentistica più sofisticata.
La prerogativa principale del settore è “la produzione di qualità” dove la perizia e le capacità manuali si fondono con l’originalità, la creatività e si materializzano nel “lavoro a regola d’arte”.
A fronte di questo scenario che si presenta con grandi potenzialità dal punto di vista occupazionale, dello sviluppo, dell’export etc., si rileva una scarsa rispondenza di attenzione e sostegno a livello da parte delle Amministrazioni centrali e locali che è possibile individuare nei seguenti ambiti principali.
OCCUPAZIONE E SCUOLA
E’ indispensabile una nuova “politica” sul fronte dell’occupazione. Nello slogan coniato dalla Claai, “liberiamo il lavoro dalle catene!”, è sintetizzata la necessità di superare una serie di rigidi vincoli. I costi insostenibili, la mole dei gravosi adempimenti burocratici, le leggi che impongono alle aziende un assurdo meccanismo “garantista” ormai superato dalla storia, sono ostacoli da rimuovere se davvero si vuole raccogliere la concreta disponibilità delle aziende artigiane ad investire sulle risorse umane, in particolare a favore delle giovani generazioni.
Alcune recenti normative hanno “burocratizzato” anche il rapporto di apprendistato che da sempre costituisce per i giovani la principale porta d’ingresso nelle aziende artigiane.
Su questo fronte s’innesta poi una forte richiesta affinché la scuola ricopra il suo ruolo insostituibile di collegamento con il mondo del lavoro. Un recente sondaggio realizzato dalla nostra organizzazione ha evidenziato che per i giovani l’artigianato è praticamente “un oggetto misterioso”: quasi nulla la conoscenza dei mestieri, scarsissima la propensione ad avviarsi verso professioni del settore, ruolo insufficiente dalla famiglia e della scuola nell’incentivazione ai mestieri e valorizzare le propensioni al lavoro dei ragazzi spesso “parcheggiati” in una esperienza scolastica slegata dalle realtà economiche e professionali.
Fondamentale invece dovrebbe essere il sostegno istituzionale a progetti di alternanza scuola-lavoro, da noi definita “Bottega Scuola” fondata sulla combinazione tra la didattica e la formazione dei giovani direttamente presso le botteghe artigiane.
ONERI FISCALI E ADEMPIMENTI BUROCRATICI
Sul fronte degli obblighi fiscali e normativi la parola d’ordine è innanzitutto “sfoltire” il numero degli adempimenti e semplificare le procedure, a cui s’affianca naturalmente un consistente alleggerimento del carico che grava sulle imprese a livello fiscale e contributivo. Una ricerca realizzata dalla nostra organizzazione ha evidenziato enormi costi economici e insostenibile spreco di tempo ed energie per far fronte agli obblighi burocratici imposti dall’attuale normativa.
Chiamati a scegliere la gran parte degli imprenditori ha addirittura preposto la necessità di una semplificazione burocratica a quella di ridurre la pressione fiscale.
La caratteristica dell’artigianato è quella di essere una piccola entità imprenditoriale, spesso a carattere familiare, dove il fardello degli adempimenti si abbatte in misura esponenziale rispetto alle altre realtà più grandi. Pensiamo ad esempio a quelli legati alla sicurezza, all’organizzazione aziendale, allo smaltimento dei rifiuti, alle normative fiscali etc… che sono quasi sempre “tarati” su aziende di ben maggiori dimensioni e possibilità. A questa stregua è evidente quanto questa politica sia fortemente disincentivante per chi vuole intraprendere una nuova attività quando addirittura non diventa motivo per abbandonarne una già avviata.
Occorre un rapporto più franco e trasparente tra l’impresa e la Pubblica Amministrazione che deve diventare un “alleato” dell’azienda e non un nemico.
CREDITO
Da tempo si rileva una politica del credito sfavorevole alle imprese artigiane. Il meccanismo per cui l’accesso ai finanziamenti viene offerto a condizioni ragionevoli solo in presenza di garanzie reali è fortemente penalizzante per l’avvio di piccole iniziative imprenditoriali. Le recenti disposizioni connesse all’accordo europeo “Basilea 2” stanno ulteriormente aggravando la situazione. Le aziende artigiane si trovano sempre più impegnate a richiedere finanziamenti per far fronte a debiti a breve e lunga durata.
L’attività artigiana dovrebbe essere ritenuta di per sé una garanzia nel rapporto fiduciario con gli istituti di credito e in tal senso occorre una profonda modificazione delle regole.
CULTURA DELL’ARTIGIANATO E PRODUZIONE DI QUALITA’
Il settore dell’artigianato trova pieno riconoscimento del suo consolidato ruolo sociale, oltreché economico, in quanto realtà “a misura d’uomo” arricchita da tradizionali valori umani, da rapporti di tipo familiare, dalla capacità di far “crescere” professionalmente i giovani attraverso l’apprendimento diretto dei mestieri. Questo riconoscimento va tradotto anche in un adeguato sostegno alla “cultura” dell’artigianato. Da qui la necessità che i mestieri, le professioni e soprattutto il “prodotto di qualità” vengano non solo difesi ma valorizzati, proposti come patrimonio del Paese, inseriti regolarmente nelle rassegne nazionali e internazionali, promossi nelle città, nelle piazze, nei pacchetti turistici, nelle manifestazioni, seguiti dal mondo della comunicazione e dei media attraverso un’informazione più precisa e capillare, incentivati nel difficile percorso di inserimento nei rapporti economici internazionali.
Uguale attenzione, proprio perché si tratta di piccole realtà capaci di offrire un opera qualitativamente rilevante, va riposta anche nell’accesso agli appalti delle imprese artigiane, favorendo la loro partecipazione attraverso nuove formulazioni e riservando spazi di mercato alle loro prestazioni.
INSEDIAMENTI
Il problema di garantire una “visibilità” alle imprese artigiane nelle aree urbane è più evidente a livello di amministrazioni locali ma rientra comunque in un ambito complessivo di competenza del Governo centrale. Questo presuppone scelte di tipo urbanistico e adeguate politiche di contenimento dei canoni di affitto per favorire sia la permanenza sia nuove aperture di attività artigiane. Queste, oltre ad essere garanzia di servizi indispensabili ai cittadini, sono funzionali anche al recupero sociale e civile di aree degradate e a rischio. In tal senso l’artigianato guarda con attenzione alle iniziative di recupero di aree dismesse affinché vengano individuati insediamenti per l’artigianato.
DARE VOCE ALL’ARTIGIANATO
Le organizzazioni che rappresentano le imprese artigiane come la CLAAI devono poter godere di un ben maggiore credito nel quadro delle scelte politiche ed economiche del Governo centrale. Ciò non può essere limitato a saltuarie consultazioni ma ad un progetto più strutturato di rapporti continuativi di confronto costante.