di ALESSANDRO LIMATOLA
Al di là dell’emergenza rifiuti che in questo momento è vissuta a Napoli ed in Campania, riteniamo che le emergenze vere, quelle strutturali, siano altre, si trovino altrove e riguardino non solo il Sud ma il Paese intero.
Ciò che lascia perplessi è la scarsissima attenzione che dalle Istituzioni, centrali e periferiche, viene riservata al problema della competitività e dell’appeal che i ns. territori hanno per le imprese estere.
Allorquando poi la questione viene vista dal Sud, il problema diventa ancor più evidente e senza risposte significative.
Eppure di segnali ne riceviamo in continuazione dal mondo intero. Recentemente anche il capo di uno dei principali investitori istituzionali globali (JP Morgan) ha affermato che in Italia è impossibile investire e che in questo momento non ci sono le condizioni perchè il sistema finanziario internazionale possa prestare la propria attenzione verso forme d’investimento in Italia.
Sul banco degli imputati v’è ovviamente il sistema burocratico fatto di problemi, ostacoli e difficoltà di ogni tipo che rende assolutamente incerto l’investimento e molto rischiosa la sua riuscita.
Se l’angola di visuale dei banchieri internazionali si sposta verso il Sud, si ha modo di comprendere il perché del loro totale disinteresse verso aree a forte vocazione turistica e produttiva.
Infatti, ai “ mali” della burocrazia italiana si aggiungono le diseconomie meridionali in relazione alle quali nulla si è fatto nel corso degli ultimi decenni nonostante l’abbondante utilizzo di risorse pubbliche.
Il condimento di tutto ciò è rappresentato da un’assurda crisi di Governo a livello centrale che rischia di mettere in discussione tutti i progetti di sviluppo e di modernizzazione della macchina amministrativa centrale e periferica.
Che fare?
A nostro giudizio,la situazione è molto più grave di quella che appare perché sul fronte internazionale vi sono turbolenze dei mercati finanziari che rischiano seriamente di compromettere la stabilità dei mercati ed ancor più di quelle economie nazionali, come l’Italia, da anni cercano di risollevare la testa riconquistando un ruolo centrale a livello globale.
Il primo ingrediente è senza dubbio la stabilità politica se è vero, come è vero, che ancor oggi partiti politici da “prefisso telefonico” ed autoreferenziali hanno un potere d’interdizione – che esercitano abitualmente – con il quale non producono altro risultato che quello di frenare la crescita economica e sociale del Paese.
E’ storia di questi giorni l’assurda, ridicola crisi di governo posta in essere.
In secondo luogo, appare indispensabile portare avanti quelle riforme istituzionali di cui – da troppo tempo – si parla avendo come obiettivo prioritario l’interesse generale del Paese e non inutili interessi di singoli (o gruppi di) partiti politici. A questo proposito va detto che la riforma elettorale è solo una delle esigenze e neppure la più importante.
Inoltre, un Governo – centrale e locale – efficiente è un governo che pensa a far rientrare i “cervelli”, a rappresentare gli interessi delle proprie imprese all’estero e nei circuiti economici a maggior valore aggiunto, ad investire nella scuola, nella ricerca e nello sviluppo delle nuove tecnologie.
Non si può pensare che in un’economia globale come quella attuale le imprese, anche quelle più avanzate, possano competere creando da sole i fattori dello sviluppo.
Solo con la Politica del “fare concreto” si potrà risalire la china e far ripartire la stanca economia del nostro Paese, ricco di imprenditori, piccoli e grandi, dalle capacità straordinarie ma sempre più sfiduciati per l’immobilismo di – una arroccata ed autoreferenziale – classe politica sempre più “Casta” ed arroccata nella difesa dei propri piccoli ed improduttivi privilegi.
C’è in altre parole davvero necessità di una Primavera che possa ridare fiducia e slancio a chi intende intraprendere e migliorare contribuendo così alla crescita del Paese e del Sud.