di ALESSANDRO LIMATOLA
Il decreto sulla competitività che il Governo ha “proposto” alle parti sociali ha il Cipe ed i Ministri dell’Economia e delle Attività Produttive come elemento cardine intorno al quale ruoterà il complesso degli incentivi alle imprese.
In particolare, al Cipe è stata attribuita l’importante funzione di fissare i criteri per l’accesso e per l’erogazione delle agevolazioni.
I Ministri dovranno, invece, individuare le iniziative (intese ovviamente come categorie) da finanziare, i criteri per analizzare la meritevolezza delle singole iniziative proposte ed ovviamente fissare i limiti di finanziamento.
Ciò che allo stato appare evidente ed importante è che, il filo conduttore, il modello ispiratore del nuovo regime di aiuti alle imprese, è rappresentato dalla volontà ( rectius: la necessità) del Governo di trasformare gradualmente la politica del “fondo perduto” in politica del contributo “in conto interessi”.
E’ un’inversione di rotta di 180 gradi, resa necessaria dalle Politiche comunitarie alle quali lo Stato italiano è tenuto ad uniformarsi.
E’ e sarà una svolta epocale anche per gli imprenditori piccoli, medi e grandi abituati fino ad oggi al contributo a fondo perduto e/o a quello in conto interessi.
E’ compito, quindi, delle Forze Sociali e delle Istituzioni divulgare in maniera adeguata i nuovi criteri ispiratori del nuovo regime di aiuti per evitare che si possano fortemente rallentare, se non bloccare, i nuovi investimenti in Campania e nel Sud.
Per il momento – sulla base della bozza del documento presentato dal Governo alle parti sociali – il contributo si divederà ancora in due parti: un contributo in conto capitale, che non potrà superare al 50% dell’intero incentivo riconosciuto all’impresa, ed un contributo in conto interessi – il cui ammontare complessivo non potrà superare l’altro 50% del contributo – rappresentato da un normale finanziamento bancario a tasso agevolato.
Nel nuovo sistema le Banche non avranno più un ruolo “passivo”, di valutazione delle domande e di espletamento delle istruttorie, ma dovranno valutare l’impresa secondo le loro normali procedure per accertare se siano meritevoli o meno del credito richiesto e, nello stesso tempo, partecipare al rischio finanziando direttamente l’impresa.
Il sistema, così come delineato, se può essere condiviso in linea di principio ed in una logica di lungo periodo, è estremamente pericoloso per il sistema delle imprese meridionali nel breve periodo.
Infatti, la nota scarsa patrimonializzazione delle imprese – specie di quelle piccole e medie – i criteri di valutazione delle Banche, ancora legati essenzialmente alla richiesta di garanzie reali e/o personali, potranno seriamente compromettere i progetti di sviluppo delle imprese; per non parlare della nascita di nuove imprese al Sud che, con il nuovo regime, in assenza d’interventi correttivi, diventerà difficilissima, se non impossibile nel breve periodo.
E’ necessario ed urgente, quindi, che le Istituzioni locali intervengano tempestivamente per evitare un’ulteriore battuta d’arresto della nostra già disastrata economia.
In che modo?
A nostra avviso, nell’immediato, dovranno essere realizzati interventi che mirano ad avvicinare le imprese al sistema bancario rendendo più facile e spedito l’accesso al credito, risultato questo che può contribuire a ridurre il differenziale dei tassi d’interesse rispetto a quelli praticati dalle medesime banche alle imprese del Centro – Nord.
Con quali strumenti?
Vi sono e sono ben collaudati. Il sistema dei confidi ha finora dimostrato di essere in grado di assecondare e favorire la crescita del sistema produttivo ed il dialogo tra le singole imprese e le banche.
Sono realtà che garantiscono sia snellezza che efficienza perché gestite con mentalità imprenditoriale (e per questo anche facilmente controllabili sul piano gestionale) e perché prive di scopi di lucro. Sono, inoltre, veicoli che consentono di far arrivare direttamente alle imprese la quasi totalità degli incentivi pubblici evitando gli inefficienti, inutili e dispendiosi “filtri pubblici” cui siamo stati finora abituati.
Mettere in connessione il sistema dei confidi regionale con il sistema d’incentivazione regionale e nazionale, appare ancor più meritorio se si considera che l’eliminazione del fondo perduto e la trasformazione del contributo in conto interessi è una strada di non ritorno.