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L’importo della tua pensione è corretto?

L’importo della tua pensione è corretto? Verifica presso il nostro Patronato i cosiddetti “diritti inespressi”, quest’ultimi sono una serie di aumenti, sgravi e agevolazioni, applicabili alle pensioni solo attraverso un’apposita domanda da presentare all’Inps.

Si chiamano “inespressi”, benché siano diritti, perché non è prevista l’erogazione automatica da parte degli uffici preposti. Pertanto, se il pensionato interessato non ne fa esplicita richiesta il diritto viene ignorato. I potenziali beneficiari dei “diritti inespressi” sono tutti i pensionati con un importo lordo inferiore a € 750 mensili, cioè un pensionato su tre. Su un totale di 18,1 milioni che ricevono l’assegno, sono almeno 6 milioni gli interessati. Tuttavia, il limite di 750€ diventa più alto nel caso in cui si abbia il coniuge a carico ed in altri casi previsti dalla legge. Di solito l’importo riconosciuto con una pensione bassa si aggira tra i 50 e gli 80 euro, una somma non irrilevante per chi riceve trattamenti minimi.

Ma vediamo quali sono i possibili diritti inespressi:  

LE PENSIONI INTEGRATE AL MINIMO

L’INPS calcola la pensione sulla base dei versamenti effettuati e, se l’importo è inferiore al minimo di legge (€ 515,06 € al mese nel 2020), aggiunge una integrazione a carico dello Stato. Ma questa oggi è legata ai redditi personali, per chi vive da solo e a quelli della coppia, per chi è coniugato. La legge fissa determinati limiti di reddito aggiornati di anno in anno in base al tasso di inflazione. Da quest’anno le pensioni sono cresciute dell’0,6%, ciò vale anche per i limiti di reddito che crescono anch’essi di conseguenza. A seconda del reddito può essere assegnata la misura intera o ridotta. Per esempio, un pensionato che ha maturato con i soli contributi una pensione di € 200 al mese e possiede redditi (case, altre pensioni ecc) per € 10mila l’anno ottiene un’integrazione di € 256,78 (13.338,26-10.000:13), per cui la pensione sarà di € 456,78 al mese, inferiore al trattamento minimo. Nella Tabella A sono sintetizzati i requisiti per ottenere l’integrazione per il 2019, validi anche per il 2020.

LE MAGGIORAZIONI SOCIALI

Per chi vive con una sola pensione minima o quasi, la legge riconosce le cosiddette maggiorazioni sociali, che variano in base all’età del pensionato. La quota aggiuntiva è di € 25,83 al mese per coloro che hanno dai 60 ai 64 anni, di € 82,64 per chi ha un’età che si colloca tra i 65 e i 69 anni. Dai 70 anni in su l’integrazione è di € 136,44. I 70 anni richiesti si possono ridurre fino a 65, in ragione di un anno per ogni cinque di contributi versati. Per gli invalidi totali l’età minima è di 60 anni (pensioni al milione di lire) Nel 2019 e nel 2020 le maggiorazioni sono subordinate ai limiti di reddito riportati nella Tabella B. Per i non coniugati, il limite di reddito personale è dato dall’ammontare del trattamento minimo, più l’importo annuo della maggiorazione. Mentre per i coniugi il reddito della coppia non deve superare il limite personale, maggiorato dell’importo dell’assegno sociale (€ 458,82 mensili nel 2020).

LA PENSIONE AL MILIONE

Chi ha ottenuto la maggiorazione fino ad un milione di vecchie lire al mese può contare quest’anno su un assegno di € 651,50 la cifra si ricava sommando all’importo del trattamento minimo di € 515,06 la maggiorazione di € 136,44 prevista dalla Legge 127/2007 che ha aumentato le pensioni basse. La maggiorazione spetta ai pensionati meno abbienti dai 70 anni in su (60 anni se invalidi totali). Nel 2019 ne può beneficiare chi ha un reddito personale annuo non superiore ad € 8.442,85 o cumulato con quello del coniuge, se sposato, che non vada oltre € 14.396,72. Per evitare disparità di trattamento tra chi ha versato contributi per parecchi anni e chi ha raggiunto la pensione con pochi versamenti, la legge ha previsto che il limite di 70 anni per ottenere l’aumento si riduca, fino ad un massimo di 65 anni, di un anno ogni 5 di contributi versati (vedi Tabella C).

QUALI REDDITI

Sia per la pensione minima che per la maggiorazione sociale, l’Inps considera tutti i redditi di qualsiasi natura, compresi quelli esenti o tassati alla fonte come gli interessi bancari e postali, i rendimenti da Bot e altri titoli. Nel computo rientrano anche le rendite Inail e gli assegni assistenziali. In altre parole, bisogna denunciare tutto eccetto i redditi provenienti da:

LA PENSIONE DI CITTADINANZA

Caratteristiche

La Pensione di Cittadinanza rappresenta l’equivalente del Reddito di Cittadinanza (RdC) per le persone che hanno più di 67 anni. I requisiti reddituali e patrimoniali per accedervi sono analoghi a quelli del RdC. A differenza di quest’ultimo, però, che dura 18 mesi rinnovabili, la pensione non ha scadenza se permangono i requisiti per fruirne.

Requisiti

È richiesto un Isee non superiore a € 7.560, aumentato a € 9.360 se il beneficiario vive in affitto. Inoltre, il patrimonio immobiliare, diverso dall’eventuale casa di proprietà, non deve superare € 30mila, mentre quello mobiliare ha un limite di € 6.000, che diventano € 8.000 in caso di coppia di pensionati. Oltre a ciò, non possono possedere ad alcun titolo natanti oppure autoveicoli e motocicli con determinate caratteristiche.

Importo

L’importo massimo della Pensione di Cittadinanza, per un singolo, è di € 780 al mese di cui 150 riconosciuti, nel caso, quale contributo per l’affitto dell’abitazione.

Richiesta e fruizione

Il decreto di istituzione del Reddito di Cittadinanza descrive in modo molto approfondito la modalità richiesta e di mantenimento del Reddito di Cittadinanza, che è legato anche alla partecipazione a programmi di politiche attive. Questi ultimi non sono invece previsti per i destinatari della Pensione di Cittadinanza rispetto alla quale il decreto non indica in modo dettagliato la procedura di concessione e la convivenza con una pensione di vecchiaia o altre tipologie di pensione. La platea delle Pensioni di Cittadinanza è stata inizialmente stimata in circa 3 milioni, ad oggi solo 100mila pensionati hanno presentato la richiesta. È certamente una procedura complessa che consente un aumento esponenziale dei “diritti inespressi” non rivendicati.

La quattordicesima mensilità

Anche questa prestazione è da considerare tra i diritti inespressi da richiedere. Il beneficio spetta ai pensionati da lavoro – privato, autonomo o pubblico – che posseggono, oltre all’età pari o superiore a 64 anni, un reddito complessivo individuale inferiore ai 13.338,26 euro annui. Nella seguente tabella è possibile vedere quanto spetta ai pensionati in base al proprio reddito annuo.  

Gli assegni familiari

Molti pensionati non sanno che, se hanno un coniuge a carico, un familiare disabile o se vivono da soli ma sono disabili, hanno diritto agli assegni familiari. Occorre anche in questo caso presentare esplicita richiesta. La prescrizione di questi diritti è quinquennale. È possibile, quindi, recuperare le somme spettanti e mai percepite nei cinque anni precedenti.

Contatta il Patronato CLAAI

È importante e opportuno date le particolari normative, rivolgersi agli uffici del Patronato che gratuitamente sono in grado di fornire tutte le valutazioni, informazioni, chiarimenti e la presentazione della domanda on line per ottenere le maggiorazioni dei “diritti inespressi”, non esitare a chiamarci al numero 0815544990 per prendere appuntamento con noi.