di ALESSANDRO LIMATOLA
La legge delega 14 febbraio 2003 numero 30 ed il successivo decreto legislativo di attuazione numero 276/03 hanno dato il “via libera” alla riforma del mercato del lavoro.
E’ bene premettere che la genesi di tale modifica strutturale del mercato del lavoro nasce dalle indicazioni fornite dall’Unione Europea nell’ambito della cd. Strategia Europea per l’occupazione e s’ispira ai capisaldi contenuti nel Libro Bianco dell’ottobre 2001 sul mercato del lavoro che, com’è noto, è costato la vita al suo ispiratore e regista, il Prof. Marco Biagi.
Si tratta di uno strumento che, a nostro avviso, ha le “carte in regola” sia per migliorare la qualità che la quantità del lavoro, quest’ultima intesa come incremento dei livelli occupazionali ed emersione del lavoro nero, ancora molto diffuso in molte zone del centro sud.
Con una corretta divulgazione dei nuovi strumenti messi a disposizione ed un adeguato monitoraggio della prima applicazione e del gradimento da parte delle imprese e dei lavoratori, si potranno ottenere risultati significativi sia in termini di riduzione della disoccupazione di lunga durata e di quella giovanile – concentrata, per lo più, nell’Italia meridionale e tra le donne – sia in termini di flessibilità e modernizzazione del mercato del lavoro necessaria per le aree economicamente più sviluppate del Paese.
In altri termini la Riforma del mercato del lavoro potrà agevolare il decollo dell’economia e dell’occupazione nelle aree più svantaggiate e, nel contempo, consentire a quei sistemi produttivi territoriali già significativamente presenti sui mercati internazionali di mantenere alto il livello di competitività dei propri prodotti.
Quella realizzata, per gli imprenditori e per gli addetti ai lavori, rappresenta una svolta copernicana pari, per potenzialità, rilevanza ed importanza, tra i più recenti provvedimenti, alla sola riforma del diritto societario.
Il filo conduttore dell’intera riforma è rappresentato da tre concetti ed obiettivi essenziali ed ampiamente condivisibili: favorire la Flessibilità riducendo, se non eliminando, quella totale, presente nel mondo del lavoro nero ed irregolare; sostenere l’Occupazione; far comprendere l’importanza ed agevolare la Formazione Permanente.
Il fine ultimo è quello di creare un vero mercato del lavoro, razionalizzando e modernizzando gli strumenti esistenti d’incontro tra domanda ed offerta di lavoro, attraverso la ridefinizione del complesso normativo esistente e l’introduzione di alcune novità sostanziali.
Nel lavoro di ridefinizione degli strumenti operativi si è assistito alla semplificazione e concentrazione delle tipologie contrattuali esistenti ed all’introduzione di “contenitori” nuovi.
Ci si dovrà sempre più abituare a parlare di: somministrazione di lavoro, lavoro intermittente, lavoro ripartito, lavoro a tempo parziale, apprendistato, contratto d’inserimento, lavoro a progetto, lavoro occasionale, tirocini estivi d’orientamento.
Degna di rilievo è anche la nascita dell’albo delle agenzie di collocamento private.
In quest’ultimo settore, interventi “rivoluzionari” apparivano quanto mai necessari ed attesi in considerazione degli enormi guasti e delle disfunzioni create dal collocamento pubblico sin dalla sua introduzione.
Se ben ed appieno utilizzati i nuovi strumenti – come la borsa “on line” del lavoro o lo “staff leasing” – potranno assecondare e favorire i progetti d’impresa che nel nostro Paese – ricco di fermenti e di grandi intelligenze – davvero non mancano.