Dichiarazione del Segretario Nazionale Marco Accornero
“Troppe tasse e pochi tagli”. Si sintetizza così il preoccupato giudizio della Claai, sul contenuto dalla manovra “Salva Italia” varata con Decreto Legge dal Consiglio dei Ministri e convertita in legge.
“Comprendiamo che la gravità del momento obbligasse ad un piano di interventi in grado di restituire, con la massima celerità, ossigeno e credibilità al Paese – si legge in un documento della nostra organizzazione – ma di fatto questa manovra si basa essenzialmente su un pesante aumento d’imposte piuttosto che quell’auspicato taglio delle spese e degli sprechi per recuperare risorse e ridare sviluppo”.
Nel dettaglio, il segretario generale della Claai, Marco Accornero sottolinea la mancanza di disposizioni per le privatizzazioni, di concreti tagli alla politica e di azioni per recuperare risorse dalla vendita di patrimonio pubblico.
“Entrando nel merito delle conseguenze dirette sulle imprese artigiane – precisa Accornero – non ci soddisfa certo l’aumento di contribuzione previdenziale per i lavoratori autonomi e neppure, tanto meno, la reintroduzione dell’ICI che grava anche sugli immobili ad uso aziendale e disincentiva investimenti strutturali. Per quanto riguarda la tracciabilità circoscritta ad un massimo di 1.000 euro nell’uso del contante, pensiamo sia utile ma non sufficiente senza una sostanziosa incentivazione all’uso di strumenti di pagamento elettronici accompagnata da una netta semplificazione e una robusta riduzione dei costi delle transazioni. L’aumento dell’Iva, previsto per l’autunno del 2012, manda poi su tutte le furie il consistente settore degli acconciatori ed estetiste che pagheranno di persona l’impossibilità dello scorporo sulle ricevute emesse”.
“Possiamo dirci solo moderatamente soddisfatti – conclude Accornero – rispetto all’introduzione di un aumento del fondo centrale di garanzia a favore delle piccole e medie imprese mentre, per quel che riguarda il taglio dell’Irap che grava sul costo del lavoro, sul quale avevamo molte aspettative, riteniamo insufficiente introdurlo solo su una casistica limitata (solo per nuove assunzione di giovani e donne).
In conclusione il nostro giudizio non può essere complessivamente positivo. Occorrono sostanziosi ritocchi e nuovi interventi se davvero nei piani del nuovo Governo si vuole perseguire una politica di crescita e rilancio dell’economia, a partire proprio da quell’artigianato che ha dimostrato di reggere con tenacia e senso di responsabilità all’uragano della crisi e che merita di essere considerato la punta di diamante di una reale ripresa”.