Strumenti più snelli per il lavoro
di Alessandro Limatola
In tutte le competizioni elettorali, nei programmi dei vari partiti politici in lizza, siamo soliti leggere impegni del tipo: “la crescita dei livelli occupazionali nel Sud ed, in particolare, nella regione Campania è il primo obiettivo che, in caso di vittoria delle elezioni, va perseguito”.
Impegni di questo tipo sono rimasti però nei fatti sempre e totalmente disattesi dal momento che le percentuali di disoccupazione sono a due cifre da troppo tempo.
Tale stagnazione dipende secondo noi da diversi fattori.
Innanzitutto va detto che le manifestazioni di piazza, periodicamente organizzate, hanno spinto, in più di un’occasione, tutte le amministrazioni locali succedutesi nel tempo ad affrontare il problema in esame realizzando – non interventi strutturali – ma attività dettate dalla logica dell’emergenza, al fine di creare – più o meno evidenti – “ammortizzatori sociali” .
In secondo luogo, la scarsità dei controlli da parte delle Autorità preposte ed i rilevantissimi oneri sociali, posti a carico delle imprese e dei lavoratori regolari, hanno consentito che negli anni proliferasse il “lavoro nero” ed ogni altra possibile forma di evasione.
In terzo luogo, la formazione professionale, specie quella rivolta ai disoccupati ed agli inoccupati, si è rivelata, per lo più, un sistema per “parcheggiare” diverse migliaia di giovani in cerca di occupazione, non essendo stata mai costruita per venire incontro alle esigenze effettive delle imprese e dei lavoratori.
In quarto luogo, le poche misure create per spingere le imprese a fare assunzioni e/o ad avviare al lavoro giovani in cerca di prima occupazione si sono rivelate spesso inattuale per effetto della endemica scarsità di risorse a disposizione delle amministrazioni locali.
In quinto luogo, riteniamo che un ulteriore fattore, fortemente frenante, è rappresentato dall’incertezza degli incentivi (v. da ultimo la querelle creatasi intorno al bonus occupazionale) e – quando questa viene superata – dalla lentezza esasperante con cui la P.a. effettua l’attività istruttoria di propria competenza ed eroga le somme richieste (v. contributi regionali per l’assunzione di apprendisti).
Queste ed altre cause hanno contribuito a far sì che la Campania non perdesse negli anni la maglia nera della disoccupazione.
Peraltro, l’attuale situazione di stallo è ancor più deleteria perché mina alla base quel poco di fiducia che le imprese ancora hanno nei confronti del Pubblico. Occorre, quindi, cambiare completamente registro.
A nostro avviso, vanno totalmente riviste tutte le politiche di sviluppo dell’occupazione, a partire da quelle regionali.
Occorre creare – ovvero attivare ove già esistenti- strumenti e/o strutture che con procedure snelle, trasparenti e certe siano in grado di:
a) garantire risposte certe in tempi brevi alle imprese che intendono investire assumendo nuovo personale;
b) comprendere in tempo reale le esigenze formative delle imprese, in modo da rispondere immediatamente alle richieste di manodopera ed evitare il sovraffollamento in comparti oramai saturi;
c) aggiornare i programmi dell’istruzione professionale alla moderna tecnologia ed alle innovazioni di “processo” e di “prodotto” registratesi negli ultimi anni;
d) diffondere, nella maniera più ampia possibile, informazioni sugli strumenti comunitari, nazionali, regionali e locali messi a disposizione delle imprese per favorire l’assunzione di dipendenti o apprendisti, nonché per far conoscere sia gli strumenti di flessibilità esistenti che quelli che verranno introdotti nel diritto del lavoro.
In altre parole, solo avvicinando i tempi ed il modus operandi delle Istituzioni a quelli del mondo dell’Economia si potrà rendere effettiva la collaborazione tra imprese e pubblica amministrazione.
dal Notiziario CLAAI – Novembre 2002