SVILUPPO DIFFUSO – Iniziative per migliorare la qualità della vita
Dal progetto Pit Napoli nuove occasioni di crescita
di Achille Capone
La Regione Campania attiva i fondi europei di Agenda 2000 per il finanziamento del Pit – Piano Integrato Territoriale – della città di Napoli.
I progetti inseriti nel Piano, la sua “idea forza” nascono dall’impegno dell’Amministrazione Comunale ad adeguare parte importante della città alle esigenze di vivibilità e fruizione e a creare occasioni future di sviluppo turistico, imprenditoriale, economico e di rilancio sociale. D’altronde, i piani sono integrati se corrispondono ad un “complesso di azioni intersettoriali, strettamente coerenti e collegate tra loro, che convergono verso un comune obiettivo di sviluppo del territorio e giustificano un approccio attuativo unitario”.
L’impianto del Pit Napoli è stato costruito per realizzare progetti che determinano, contemporaneamente, la riqualificazione urbana e territoriale, il rilancio del tessuto produttivo e l’innalzamento della qualità del vivere civile.
In tale contesto l’Amministrazione Comunale di Napoli ha elaborato progetti che prevedono, in una vasta area della città, opere infrastrutturali importantissime come il decentramento di una parte dell’Università nell’area ex Cirio e la realizzazione, a San Giovanni a Teduccio, di un porto turistico e di una opera di riqualificazione delle spiagge e della costa. Inoltre, l’intervento per tutta la “via del mare” da Santa Lucia a San Giovanni a Teduccio, prevede la riqualificazione della sede stradale, via Marina soprattutto, e la realizzazione del sottovia di Via Acton, in modo da continuare il percorso pedonalizzato da piazza Plebiscito alla Stazione Marittima. In tale contesto particolare attenzione e importanti risorse sono dedicate al recupero e alla riqualificazione delle zone del Carmine, Mercato, Borgo Orefice, Porto Salvo, parco della Marinella e così via.
Però il raggiungimento pieno degli obiettivi del Piano non deve sottovalutare l’intervento e la programmazione della spesa delle altre due misure riguardante il sostegno alla riqualificazione del tessuto imprenditoriale e lo sviluppo dell’offerta di servizi alla persona e dell’imprenditoria sociale.
Al tavolo di concertazione, riunitosi presso il Comune di Napoli, la Claai e le altre Associazioni datoriali hanno sottolineato, soprattutto, l’importanza della misura riguardante la riqualificazione del tessuto imprenditoriale (5.2).
Nelle zone in questioni, la riqualificazione del tessuto produttivo formato, soprattutto, da artigiani e Pmi commerciali e turistiche, si realizza soltanto se si riesce ad agire su diversi versanti come il decentramento delle attività non compatibili con la vivibilità (attività inquinanti, rumorose, bisognevoli di ampi spazi, attività che hanno programmi di espansione, e così via), l’incentivazione e la qualificazione delle attività utili e necessarie alla cittadinanza tutta (servizi alla persona, servizi alla casa, aziende legate al turismo, artigianato artistico e tradizionale, e così via), l’attività formativa rivolta ai piccoli imprenditori, all’emersione e alla nascita di nuove imprese.
Soprattutto sul terreno del decentramento e delle delocalizzazioni delle attività in apposite aree attrezzate (Napoli Est?) è necessario intraprendere, da parte dell’Amministrazione Comunale, una nuovo e più originale intervento fatto di proposte e progetti con il respiro più ampio. A Napoli, finora, quelle poche aree attrezzate realizzate (Pianura, Via Aganoor, Pazzigno) sono legate ad eventi straordinari e a leggi straordinarie e, pertanto, sono negli anni diventate allocazioni complessive di imprese e non motori di sviluppo e non occasioni di risanamento. Ora è necessario realizzare un piano adeguato che parte dalla specifiche realtà e determini un nuovo assetto produttivo capace, nel contempo, di risanare ed avviare lo sviluppo e la crescita di una serie di attività.
Alcune aziende sono abusive per necessità, indipendentemente dalla propria volontà. Le cause sono spesso determinate o dai locali inadatti e, pertanto, non autorizzabili o dalla mancanza di qualche requisito professionale previsto dalla legge. Pertanto, un piano serio di delocalizzazioni, incentivi mirati alla crescita ed alla messa in sicurezza dei luoghi di lavoro e degli impianti e un piano formativo aderente al fabbisogno concreto degli imprenditori, sicuramente, determinerà una legalizzazione delle attività, una qualificazione dell’intero tessuto produttivo e un aumento dell’occupazione. Su questo terreno, memori d’esperienza passata, risultata estremamente positiva, come il progetto Urban, la Claai e le altre Associazioni dell’Artigianato sono disponibili a fornire, all’Amministrazione Comunale, tutti i supporti necessari di idee e di uomini.
dal Notiziario CLAAI – Ottobre 2002