Cosa vogliamo dalla Politica: il Manifesto della C.L.A.A.I.
di ALESSANDRO LIMATOLA
Le settimane passate e le prossime due saranno ricche di proposte stravaganti, talvolta contraddittorie, alle quali, peraltro, le forze politiche ci hanno abituati da tempo. Proposte ed Impegni Solenni che, nella stragrande maggioranza dei casi, poi non sono mantenuti perché funzionali all’elettorato e/o all’uditorio del momento.
Di qui la disponibilità della CLAAI al confronto con le forze politiche, a condizione che gli argomenti di discussione siano “bloccati”, cioè fissati dagli imprenditori e non “a tema libero”, come quasi sempre avviene.
Per far comprendere al meglio le istanze delle Imprese piccole, medie ed Artigiane e, quindi, per comprendere al meglio le proposte che – rispetto ad esse – verranno formulate dagli schieramenti, “offriamo” e pubblichiamo il Manifesto C.L.A.A.I. nel quale abbiamo sintetizzato i “bisogni primari” della minore impresa che, se soddisfatti, contribuirebbero a far uscire il Paese dal tunnel in cui si è infilato ed a migliorare occupazione e benessere dei ns. cittadini.
Non ci sono richieste particolari ma solo l’esigenza di “tarare” l’intervento pubblico che, prima di ogni altro, deve fare un passo indietro, limitandosi a regolare e non a gestire; ciò perché, oltre ad aver dimostrato di non saper gestire, lo Stato come competitor nell’Economia rappresenta un fattore distorsivo della concorrenza e del libero mercato.
I ns. “bisogni primari” costituiscono espressione della necessità di uno Stato più moderno ed attento alle necessità dei cittadini e delle Imprese per mantenerne alto il livello di competitività.
Non ci sembra un’assurda pretesa chiedere una Scuola ed una Formazione attenta alle esigenze ed all’evoluzione delle Imprese, più che alle necessità dei formatori.
Il comparto artigiano conta oltre 300 mestieri riconosciuti una parte dei quali rischia l’estinzione perché il sistema scolastico – e la società più in generale – non orienta i giovani verso queste forme di lavoro autonomo (ricche di tradizione e cultura)che, se svolte con la giusta professionalità (di qui l’esigenza di un sistema scolastico e formativo moderno), possono essere tutt’altro che scarsamente remunerative per chi le esercita.
Al di là degli arcinoti temi sulla pressione fiscale, altrettanto “normale” appare la richiesta di una P.A. trasparente, veloce e collaborativa. Alle piccole e piccolissime imprese della Campania, la burocrazia costa oltre 4 milioni di ore lavorative stimabili in almeno 300 milioni di euro. Sono cifre che fanno spavento e che rappresentano le catene che tengono legato lo sviluppo delle ns. imprese.
Analogo discorso va fatto per il Credito, la cultura delle produzioni di qualità e le aree tematiche di cui hanno bisogno le ns. imprese.
Ci sembrano temi assolutamente “normali” sui quali vorremmo che si svolgesse una campagna elettorale altrettanto “normale” e non gridata.