di ALESSANDRO LIMATOLA
La proposta del presidente della commissione attività produttive della Camera ha contribuito in maniera forte al dibattito sul recupero di efficienza della Pubblica Amministrazione e sul ruolo di quest’ultima nel contesto attuale economico ed imprenditoriale.
Ricordiamo che l’On.le Tabacci, con una progetto di emendamento alla Finanziaria, ha proposto di dare incentivi agli Enti locali per spingerli a cedere le partecipazioni nelle ex municipalizzate.
L’iniziativa appare degna di considerazione, anche se non ha finora riscosso grande successo sia tra le file dell’attuale maggioranza che da parte dell’opposizione.
L’analisi politica rilevante appare la constatazione che nelle aziende ex municipalizzate si è radicato, a livello locale, un potere così forte da creare vere e proprie situazioni di monopolio con grave nocumento, da una parte, per l’efficienza e l’economicità dell’iniziativa pubblica e, dall’altra, per la crescita economica ed occupazionale.
Un ulteriore dato importante che sembra aver dato luogo alla proposta è il ruolo che il Pubblico sia a livello centrale che periferico deve avere nell’Economia.
A nostro avviso le roccaforti finora realizzate e mantenute non hanno prodotto risultati positivi sia in termini di costi per la collettività che in termini di servizio per gli utenti.
L’iniziativa di liberare dal controllo politico e pubblico strutture essenziali per la vita e la crescita sociale ed economica delle realtà locali sarebbe un primo vero passo nella direzione delle tanto auspicate – quanto finora avversate – liberalizzazioni.
Liberalizzazioni che rappresentano qualcosa in più e di diverso rispetto alle privatizzazioni che hanno sì consentito di recuperare risorse per il Paese ma hanno anche arricchito solo pochi “illuminati” operatori.
Il Sistema Paese richiede interventi radicali, come quello in argomento, che consentirebbero di far fare un passo indietro al Pubblico nella gestione dei processi economici ed un significativo passo in avanti all’iniziativa privata.
Peraltro, al di là della gestione poco oculata, il Pubblico con la monopolizzazione di interi segmenti economici ha impedito, per Legge o di fatto, l’iniziativa privata notoriamente più efficiente.
E’ un dato – e non una teoria – che non v’è mai stata concorrenza nel settore dei servizi pubblici.
Occorre, quindi, intervenire in questa materia in maniera organica – soprattutto a livello territoriale – per, da un lato, recuperare efficienza e, dall’altro, consentire alle imprese, specie medie e piccole, nuove opportunità di investimento.
Si tratta di un intervento normativo di regolazione in senso lato del mercato, a costo zero, che, se ben congegnato, consentirebbe sia di migliorare la qualità della Vita dei cittadini della Campania che di fare cassa.
Il settore dal quale partire potrebbe, a nostro avviso, essere quello dei Trasporti e della portualità dove, negli ultimi anni, specie nella nostra Regione, si sono fatti significativi passi avanti.
L’aggregazione in consorzi di dimensioni sovra provinciali potrebbe – ad esempio – essere un primo obiettivo prima di immettere le aziende nel mercato dei servizi e dei capitali.
Tutto, secondo noi, deve partire dalla consapevolezza che il Pubblico deve prevalentemente favorire lo sviluppo anche attraverso la realizzazione o la partecipando a società di diritto privato.
Tuttavia, la posizione di vantaggio dalla quale parte, non deve rappresentare un fattore distorsivo della concorrenza o impeditivo del libero mercato.
Le Amministrazioni pubbliche devono avere la maturità di comprendere quando un processo economico è stato avviato quando cioè la miccia è stata accesa; in questo caso l’obiettivo è stato conseguito ed è l’ora di uscire dall’iniziativa privata con una presa di beneficio, anche in termini economici, che consente, da un lato, di riutilizzare le risorse così ottenute per nuove iniziative e, dall’altro, di aiutare la crescita del sistema produttivo locale.
In questo modo e solo in questo modo, si può conseguire il fine, da molte parti auspicato, di far sì che il Pubblico sia regolatore (arbitro) e non operatore del sistema produttivo.