Aziende e sicurezza-le malattie professionalinel settore costruzioni
di DOMENICO BERRITTO
Il settore dell’edilizia è sicuramente tra i più importanti nel contesto produttivo nazionale: oltre 500 mila imprese, che costituiscono il 18 per cento circa delle imprese italiane, per un totale di circa 1.300.000 addetti stabilmente occupati.
Si tratta per altro verso anche di un settore tradizionalmente ad elevato rischio infortunistico e tecnopatico che, nonostante il significativo miglioramento del trend negli ultimi anni continua a fornire un tragico contributo alle statistiche sugli infortuni gravi o mortali.
Questi motivi hanno indotto di recente l’Inail, con il contributo del Ministero del Lavoro e delle Politiche sociali, a creare un Comitato scientifico mirato alla sperimentazione di una metodica di valutazione del rischio ed indagine sanitaria, in particolare per le patologie da traumi da movimentazione manuale e sforzi ripetuti per gli addetti in cantieri edili, per evidenziare l’insorgere delle patologie connesse già nella fase iniziale.
Obiettivo del progetto, quindi, è stato quello di sottoporre ad indagine un gruppo di malattie professionali in costante evoluzione ed espansione: le malattie a carico dell’apparato muscolo scheletrico e da sforzi ripetuti a carico degli arti superiori . La ripetitività di una particolare attività induce sollecitazioni, piccoli traumi ed usura delle articolazioni, dei muscoli e dei tendini che danno luogo, gradualmente, nell’arco di un periodo più o meno lungo, a patologie quali tendiniti, sindromi neurovascolari (tunnel carpale) e deficit sensitivi e motori.
La relazione finale, presentata in queste settimane dall’Inail, dopo circa cinque anni di ricerche, oltre a descrivere l’impostazione e le modalità operative seguite per raccogliere ed elaborare i dati, evidenzia una tendenza alla sottovalutazione di questo tipo di problemi sia nell’organizzazione del lavoro da parte dei responsabili di cantiere, sia da parte degli stessi lavoratori, determinata fondamentalmente dalla abitudine alla fatica ed al lavoro eseguito in condizioni disagiate.
Ancora una volta quello che risulta evidente è, in poche parole, la mancanza di una vera “cultura della prevenzione e della sicurezza” sul posto di lavoro, in primis da parte degli stessi lavoratori .
Occorre migliorare la sensibilità di tutti gli attori del processo produttivo nel comparto dell’edilizia anche verso questo tipo di rischio, più subdolo e nascosto, attraverso una opportuna attività di formazione ed informazione; interventi mirati alla creazione di una maggiore coscienza delle problematiche infortunistiche negli stessi lavoratori.
*consulente Claai per la sicurezza ambientale e sul lavoro
Per maggiori chiarimenti in merito agli obblighi previsti dal D.Lgs. 626/94 Domenico Berritto riceve c/o la sede Claai di Napoli, il martedì ed il venerdì dalle 16.00 alle 19.00 previo appuntamento.
Dal Notiziario CLAAI -Giugno 2003