Concluso il lungo iter elettorale ed acclarata la volontà espressa in modo chiarissimo dagli italiani, bisogna portare al centro dell’agenda politica le imprese italiane e gli italiani…
Appare sì rilevante il ruolo che avrà nell’EU i Commissari che il ns. Paese riuscirà a “piazzare” ma ciò che appare irrinunciabile ed impellente è la modernizzazione del Paese: modernizzare, modernizzare, modernizzare deve essere la parola d’ordine !!
E’ ciò che il Paese vuole e che i mercati si aspettano. Lo d-mostra la reazione che la finanza, anche internazionale, ha avuto all’indomani dei primi controversi provvedimenti del nuovo Governo.
Non vogliamo esprimere giudizi di tipo politico né vogliamo fare un’elencazione delle cose da fare. Questo compito sarebbe facile essendo recente anche la relazione del Governatore della Banca d’Italia all’interno della quale risultano ritualmente snocciolate tutti gli interventi necessari a far ripartire l’Economia.
Bisogna intervenire presto e bene intercettando la Ripresa che appare ancora fragile. Ciò senza considerare che va evitato in ogni modo il rischio strisciante di “deflazione” che rappresenta una reazione naturale in presenza di una prolungata contrazione dei consumi.
Le analisi di tutti convergono sulla necessità di intervenire per il recupero della produttività, intensificare gli investimenti in ricerca in primis sul digitale e sulle nuove attività ad alto valore ag-giunto. Queste ultime possono, da un lato, attingere alle grandi potenzialità (in gran parte ancora inespresse) del ns. Paese e, dall’altro, allontanare la concorrenza sleale delle economie in via di sviluppo sui prodotti a basso valore aggiunto e contenuto tecnologico.
All’attualità, non ci vogliono grandi studi per confermare questa ricetta; basta sottolineare che le imprese che vi hanno puntato hanno vinto la sfida internazionale e sono molto spesso leader del mercato.
La “luce in fondo al Tunnel” dunque si vede.
La prossima tappa è la necessità che si consolidino i primi segnali.
Per conseguirla bisogna migliorare il contesto in cui si svolge l’attività di impresa.
Migliorare il contesto produce come conseguenza immediata l’innalzamento del clima di fiducia e, quindi, in rapida successione i nuovi investimenti delle imprese.
Bisogna, dunque, agire sia sulla domanda che sull’offerta nello stesso momento. Solo così si può rafforzare la dinamica degli investimenti, dell’occupazione e dei consumi.
Ma prima di ogni altra misura bisogna agire sul credito, superare il credit crunch specie per le PMI che rappresentano il nerbo dell’Economia.
Le Banche devono ritornare a fare il loro mestiere: sostenere finanziariamente le imprese evitando gli intrecci pericolosi degli ultimi decenni che hanno prodotto più di una distorsione del mercato.
Naturalmente non ci riferiamo alla imprese decotte ma a quelle che hanno qualcosa da dire al mercato, a quelle imprese che possono crescere, affermarsi sui mercati internazionali e fare occupazione.
Senza una ripresa effettiva e reale dell’esercizio dell’attività bancaria non ci possono essere investimenti, la produttività non può crescere, il tasso di occupazione non s’innalza e non possono neppure ripartire i consumi interni.
Ciò che si farà non dovrà essere misurato in termini di crescita del PIL ma in termini di nuovi occupati.
Alessandro Limatola