di NICOLETTA D’ARBITRIO ZIVIELLO
L’artigianato è legato da sempre alla città, si può affermare che la città – il suo centro storico – è opera degli artefici. Il mondo artigiano, nella sua complessa diversificazione, riflette le multiformi sfaccettature della stratificazione culturale della città.
La cultura del Fare di Napoli è un patrimonio da salvaguardare come elemento vitale di tutela della vivibilità dell’antico centro – ne rappresenta la continuità storica – con il costante controllo del territorio e legame dialettico con le tradizioni che possono essere il nostro futuro. Perché questo avvenga, occorre che siano istituiti adeguati strumenti per una più consona formazione professionale che non separi nettamente il momento formativo dal mondo del lavoro, ma li integri con una visione più dinamica e dialettica.
Oggi l’artigiano è protagonista del suo tempo e ne è interprete creativo, capace di intervenire in diversi campi. E’ ancora largamente diffusa una visione stereotipata e minimalista del lavoro artigiano, che non corrisponde alla realtà, né a quella storica, né a quella attuale. Già nel secolo XVIII i Maestri dell’Arte erano formati nelle scuole e nei laboratori-scuola fondati dal Governo Borbone.
In quelle scuole sono stati educati alle arti i grandi artefici: ceramisti, fonditori, tessitori, incisori che hanno operato tra il XVIII e XIX sec. Le loro opere rappresentano una parte consistente del nostro patrimonio storico-artistico, custodito nei Musei Campani.
Ancora oggi questi antichi Istituti fondati alcuni secoli fa (e rappresentano anch’essi una parte della nostra storia), continuano a formare valenti Maestri, esperti in molteplici campi. Oggi gli artefici sono impegnati in vari settori: nei laboratori di ricerca, nelle fasi di progettazione delle produzioni, nei compartimenti produttivi più sofisticati, nella conservazione e restauro del patrimonio artistico e monumentale, nella progettazione e sperimentazione di prototipi, ecc. Questo richiede preparazioni sempre più specialistiche che possono essere acquisite, solo attraverso corsi di formazione specifici e lunghi tirocini.
Quali occasioni di formazione sono riservate ai giovani allievi che dopo aver conseguito il titolo di Maestro Arte negli Istituti d’Arte, intendono acquisire una specializzazione che consenta loro un interessante inserimento nel mondo del lavoro?
Negli ultimi anni si è tanto parlato e discusso sull’istituzione delle Botteghe -scuola, di fatto superate già concettualmente e operativamente due secoli fa, quando furono create gli Istituti d’Arte. La definizione di Bottega, come luogo del lavoro artigiano, è attualmente inadeguato e non corrisponde più alla realtà. Prendendo atto anche delle normative esistenti nel campo della sicurezza – oggi l’artefice e più che mai un tecnico e il luogo di lavoro è uno studio-laboratorio, che non ha nessun collegamento con la romantica visione del lavoro svolto in polverose Botteghe di cinquecentesca memoria.
È in questa realtà vivace, qualificata e affascinante che i giovani desiderano inserirsi – entrare – nel mondo reale del lavoro creativo con strumenti adeguati. Per questo occorrono sistemi operativi duttili, che consentano di avvicinare gli allievi al mondo del lavoro nel corso degli studi facendo entrare gli operatori – gli artefici – nelle scuole, consentendo (con norme adeguate) agli allievi di frequentare i luoghi operativi partecipandovi attivamente, in modo che possano già strutturare un curriculum specifico.