di ALESSANDRO LIMATOLA
La maratona del Consiglio dei Ministri di venerdì 28 settembre 2007 rappresenta un primo – importante ma non sufficiente – passo nella direzione della crescita economica ed occupazionale oltre che verso la modernizzazione del Paese.
Primo passo perché si tratta di un documento di programmazione economica che, senza dimenticare che è nato dopo un aspro dibattito, dovrà affrontare ben altri ostacoli rappresentati dall’approvazione parlamentare e dal confronto sulle singole misure con l’opposizione.
Primo passo perché va incontro alle esigenze, specie fiscali, delle micro imprese le quali, oltre a rappresentare il tessuto connettivo del sistema economico, specie campano, da troppo tempo soffrono la stretta economico – fiscale delle Amministrazioni centrale e periferiche beneficiando, nel contempo, (a differenza dell’impresa maggiore) solo in minima parte del sistema di incentivazione e di ridistribuzione della ricchezza oggetto delle politiche di sviluppo degli ultimi anni.
Primo passo perché la politica d’incentivazione fiscale dell’impresa minore deve essere portata avanti con maggiore coraggio aumentando i tetti relativi a volume d’affari ed investimenti (anche immaginando un percorso progressivo verso il regime fiscale ordinario), salvo che non si voglia condannare al nanismo economico anche quelle imprese e quei giovani che hanno qualcosa da dire al mercato e vogliono portare avanti, specie nella realtà del Sud, le loro idee rinunciando definitivamente alla logica del pubblico impiego.
Primo passo perché alla riduzione di Ires ed Irap (quest’ultima diluita nelle regioni meno virtuose sotto il profilo della spesa pubblica, specie sanitaria) deve seguire la riduzione complessiva del carico fiscale su imprese e famiglie. Solo così si riescono a liberare risorse per favorire la crescita dei consumi, far ripartire la macchina degli investimenti e, quindi, della crescita del PIL e dell’occupazione.
Primo passo perché occorre accanto alla semplificazione del fisco e degli incentivi occorre una vera semplificazione della macchina amministrativa fatta, ancora oggi, di ostacoli ritardi ed inutili vessazioni (per le imprese) che ritardano e scoraggiano chi intende avviare, specie al sud, nuove iniziative imprenditoriali.
Occorre una task force effettiva contro la burocrazia in senso generale che, in concreto, si traduce in ostacoli di natura esterna alla attività dell’impresa ed in ultima analisi in una perdita di competitività delle nostre imprese rispetto a quelle dell’area Ocse; ostacoli che, secondo le fonti più prudenti, arriverebbe a circa il 20%.
A coloro che segnalano l’esistenza di innumerevoli provvedimenti verso la semplificazione amministrativa negli ultimi 15/20 anni possiamo rispondere con il giudizio ed il sentimento avvertito da chiunque dopo aver “ fatto visita ” ad un ufficio pubblico. Questo si traduce nel senso di frustrazione e diffidenza nei confronti della Pubblica Amministrazione che, ancora oggi, è molto radicato tra gli imprenditori.
A chi non vede l’inefficacia delle misure adottate nel corso di questi anni per semplificare le procedure amministrative l’invitiamo a valutare i risultati conseguiti dagli sportelli unici dopo circa 10 anni dalla loro introduzione.
Questi sono i passi ulteriori che – in breve tempo – occorre percorrere per favorire la competitività del nostro sistema produttivo.