di ALESSANDRO LIMATOLA
Timidi segnali di ripresa dagli indici macro economici s’iniziano ad intravedere all’orizzonte.
Si tratta ovviamente di un fenomeno ancora molto distante dalla media – e soprattutto dalla piccola – impresa.
Il segnale però c’è ed è fatto assolutamente rilevante e positivo !
Per ampliarne/anticiparne gli effetti, appare utile intensificare il partenariato sociale.
Come fare? A nostro giudizio, occorre pensare a soluzioni che facciano ripartire investimenti ed occupazione; gli unici fattori in grado di far riprendere i consumi e, quindi, di creare un circuito economico virtuoso orientato allo sviluppo stabile duraturo.
Per fare ciò occorre – ora più che mai – un rinnovato rapporto tra imprese e sistema bancario.
Le difficoltà nell’accesso al credito – che, da sempre, registra la Piccola impresa – appaiono ancora più evidenti in questo momento di estrema tensione – interna ed internazionale – dell’Economia.
Nello stesso tempo non va trascurato che il sistema economico e finanziario italiano ha reagito meglio che negli altri Paesi, ben più solidi del nostro; all’interno della nostra nazione le Pmi meridionali, pur tra mille difficoltà strutturali (e ferma la notevole distanza ancora esistente) hanno risposto meglio di quelle del centro Nord.
E’, dunque, davvero questa l’ultima occasione!!
Come detto bisogna partire dalla collaborazione tra le forze imprenditoriali e bancarie per rimuovere l’ostacolo più grosso all’uscita dalla crisi: l’insufficienza e la contrazione del credito bancario.Certo non tutte le imprese vivono l’attuale momento come transitorio.
Onestà intellettuale impone, quindi, di riconoscere, prima di ogni altra cosa, che non tutte le Pmi hanno qualcosa da dire al mercato o riusciranno a restarvi per un lungo periodo.
Nello stesso tempo, i vertici degli istituti bancari devono riconoscere che, negli ultimi tempi, sono andati alla ricerca più delle cd. “garanzie reali” che dei piani di sviluppo delle imprese.
Gli effetti della crisi nelle Pmi saranno più visibili a partire dai bilanci relativi al 2009 e, prima di invertire la tendenza, saranno necessari almeno 2/3 anni.
E’ qui che giocano un ruolo fondamentale le Banche e le Associazioni di categoria, queste ultime anche per il tramite dei sistema dei Confidi.
Sarebbe, dunque, opportuno creare forme di collaborazione per analizzare, quasi in dettaglio, le difficoltà (strutturali o congiunturali) e per sostenere sul piano finanziario (al di là di stati patrimoniali e conti economici) le imprese che hanno margini di crescita.
Nel fare ciò si potrebbe, altresì, favorire un effetto positivo derivato quale quello di veder realizzate forme di aggregazione tra Pmi, istituto questo che contribuirebbe a migliorare fortemente la loro tradizionale ridotta patrimonializzazione. “Fare massa critica” ed incrementare le dimensione aziendali è un esercizio virtuoso che non farebbe altro che irrobustire il sistema economico imprenditoriale del Paese nel suo complesso.
Nello stesso tempo, le aggregazioni potrebbero agevolare il cd. cambio generazionale per quelle Pmi che non hanno un futuro reale non nella loro mission ma nella conduzione.
Se, dunque, si riuscisse a favorire il convergere delle parti sociali su obiettivi comuni, come questo, si potrebbe – “a costo zero” per le Casse delle Amministrazioni centrali e periferiche – aiutare la ripresa ed il miglioramento delle condizioni economiche e sociali di tutti in via immediata e dei conti pubblici in via mediata.
Da ultimo, contribuirebbe fortemente allo scopo, l’annunciata riforma del sistema fiscale che, modificando il proprio oggetto (dalle “persone“ ai “beni”), porterebbe un po’ più di Equità e di sana concorrenza nel ns. sistema produttivo.