SICUREZZA – I pericoli maggiori sono per le infezioni e le contaminazioni
di DOMENICO BERRITTO
Nella quasi totalità dei laboratori odontotecnici siamo di fronte ad una organizzazione di micro-impresa che coinvolge oltre al singolo tecnico “titolare”, uno o due assistenti ed al massimo una segretaria, questa tipologia dimensionale di impresa ricade nella soglia di ammissibilità (al di sotto dei 10 dipendenti) “dell’autocertificazione” della valutazione dei rischi, ossia quelle aziende per le quali, limitandosi a spedire la semplice raccomandata all’ASL di zona si può ritenere di aver adempiuto tutti gli obblighi previsti.
In realtà, contrariamente a quanto credono in molti, non solo non si è “a posto” per ciò che riguarda il D.Lgs. 626/94, ma si rischia di farsi contestare il reato di falso ideologico per aver scritto e sottoscritto di aver proceduto alla valutazione dei rischi lavorativi e aver programmato tutte le misure di prevenzione e protezione necessarie mentre in realtà non è stato fatto nulla di tutto ciò e comunque risulterebbe compito molto arduo dimostrare di averlo fatto…“a memoria”.
L’obiettivo primario del D.Lgs. 626/94 è quello di un miglioramento continuo dell’attività in termini di sicurezza del lavoratore e quindi di un nuovo processo organizzativo in continuo divenire con al centro il lavoratore stesso; si dovrebbe cercare, quindi, di andare oltre quegli atteggiamenti “difensivi” che mirano ad assolvere adempimenti puramente formali per mettersi al riparo da sanzioni .
Ritornando ai laboratori in linea generale, si pensi che per ogni rischio evidenziato bisognerà valutare la probabilità che questo possa provocare un danno e l’entità del danno che si potrebbe generare.
Considerando le fonti di pericolo insite nel processo lavorativo si dovrà tenere conto del rischio chimico, del rischio biologico, delle radiazioni ionizzanti e non, l’ergonomia, la movimentazione manuale dei carichi, le attrezzature, ecc.
Di questi fattori sicuramente i punti maggiormente critici sono costituiti dal rischio chimico per le sostanze utilizzate e dal rischio biologico in quanto tutti i profili professionali coinvolti nel processo lavorativo possono essere esposti al rischio di infezioni e contaminazioni. Per quanto riguarda il primo punto di partenza, fondamentale per una approfondita valutazione dei rischi, sono le schede tecniche di sicurezza di tutti i prodotti chimici utilizzati, che sono i più svariati e pericolosi, per quanto riguarda il rischio biologico l’adozione di corrette prassi igieniche è di certo la migliore prevenzione adottabile, insieme ad una accurata protezione degli addetti (mascherine, guanti, ecc.)
Questo tipo di rischi, come abbiamo visto, richiedono una attenta ed accurata valutazione e l’adozione di protocolli preventivi ben strutturati, con una attenta formazione ed informazione del personale coinvolto, anche se, come detto, ci troviamo nell’ambito delle “autocertificazioni”.
Una gestione superficiale di tali aspetti rischia, infatti, di esporre gli addetti, a rischi che possono sfociare in patologie molto gravi.
La presenza di protocolli e procedure scritte, implementate e verificate, mettono il titolare del laboratorio nella condizione di dimostrare in qualsiasi momento ed in qualunque circostanza non solo di rispettare la legge, ma anche di rendere effettiva quella attenzione al miglioramento continuo della sicurezza che è obiettivo principale del D.Lgs. 626/94.
*consulente Claai
per la sicurezza ambientale
e sul lavoro
Per maggiori chiarimenti in merito agli obblighi previsti dal D.Lgs. 626/94 Domenico Berritto riceve c/o la sede Claai di Napoli, il martedì ed il venerdì dalle 16.00 alle 19.00 previo appuntamento.