Nelle ultime settimane numerose imprese (soprattutto acconciatori) hanno ricevuto da SCF –Consorzio Fonografi – richieste di pagamento per diritti spettanti ai produttori fonografici per la musica di sottofondo trasmessa nei rispettivi locali.
In considerazione della normativa e della giurisprudenza in materia, alquanto lacunosa e contraddittoria, riteniamo di poter affermare che quanto richiesto non è dovuto. Infatti, il compenso richiesto da SCF, di cui all’art. 73 bis in materia di Diritto d’Autore, nel nostro ordinamento non ha trovato attuazione di carattere esecutivo e, pertanto, non può essere arbitrariamente preteso, trattandosi, tra l’altro, di somme determinate unilateralmente dal richiedente.
La diffusione di musica nei locali in cui viene esercitata l’attività d’impresa artigiana non può essere considerata diffusione con finalità lucrative e, in quanto tale, suscettibile di essere assoggettata al compenso preteso da SCF.
Inoltre, l’eventuale pagamento a SCF del contributo richiesto non impedirebbe poi ad altri soggetti operanti nel settore di avanzare, a loro volta, analoghe richieste alle imprese.
Sulla vicenda le Organizzazioni Nazionali si sono già attivate con la Presidenza del Consiglio dei Ministri ed il Ministero competente specificando che fino a quando non verrà fatta piena luce sui presupposti di diritto e sulle modalità di determinazione dei compensi richiesti da SCF, appare pienamente legittimo il rifiuto a pagare quanto preteso.
La CLAAI della Campania chiede agli Enti competenti che sia fatta al più presto chiarezza a livello normativo sulla questione al fine di evitare che le imprese siano gravate, in questo momento di pesante crisi economica, da un ulteriore vero e proprio “balzello”.