di ALESSANDRO LIMATOLA
Ad una prima e sommaria valutazione, le nuove norme sul diritto societario – che entreranno in vigore a partire dall’1 gennaio 2004 – appaiono ben formulate ed idonee a contribuire alla crescita dell’intero sistema ed in particolare delle piccole e medie imprese campane e meridionali.
Il nuovo impianto normativo appare, inoltre, ben coordinato e, quindi, idoneo -almeno in astratto – ad evitare possibili interpretazioni contraddittorie.
E’ un primo risultato di non poco conto dal momento che la dottrina e la Giurisprudenza, non solo di Legittimità, ci hanno abituati a convivere con le interpretazioni normative più fantasiose – spesso tra loro contraddittorie – che, in ultima analisi, si traducono in un’evidente incertezza del diritto per cittadini ed imprese.
Se a ciò si aggiungono i tempi mediamente necessari per definire un contenzioso civile, può comprendersi in tutta la sua ampiezza la precarietà cui è costantemente sottoposto il sistema imprenditoriale.
Affrontando il merito della riforma recentemente approvata, sinteticamente può affermarsi che le nuove norme vanno giudicate favorevolmente anche perché consentono una nuova e maggiore (rispetto al passato) flessibilità delle strutture societarie la quale tornerà, senz’altro, utile a quelle piccole e medie imprese (soprattutto campane e meridionali) – per lo più sottocapitalizzate – che hanno voglia di crescere e fare occupazione.
Con le nuove norme si incentiva fortemente il ricorso al capitale di rischio privato e si favorisce, quindi, un sensibile incremento dell’azionariato diffuso.
Degna di notazione, in senso positivo, è anche la parte concernente i poteri e le competenze del collegio sindacale che rappresenta per tutti (quotisti, azionisti, terzi ed autorità di vigilanza e controllo) uno strumento validissimo per la verifica, effettiva – ed in assoluta indipendenza – delle attività svolte dagli amministratori delle società.
L’impianto complessivo, unitamente ad altre importanti (e da tempo attese) riforme nel campo dello stato sociale e del sistema tributario, appare idoneo a migliorare l’appeal del territorio campano, specie con riguardo ai programmi d’investimento degli imprenditori esteri oltre che di quelli operanti nel centro- nord del Paese.
In altre parole, ci si trova di fronte ad una svolta decisiva per la nostra economia che se, opportunamente e tempestivamente, affiancata da altri interventi del Governo centrale e di quelli locali, consentirà, da un lato, ai nostri imprenditori di dimostrare tutte le proprie potenzialità e, quindi, di contribuire alla crescita economica, occupazionale e sociale del meridione e, dall’altro, a quelli esterni ed esteri di investire risorse private in Campania con assoluta fiducia e tranquillità.
Naturalmente, ogni giudizio definitivo è subordinato alla concreta applicazione delle nuove disposizioni.
Pur apparendo, quindi, allo stato, prematuro qualunque trionfalismo non si può non salutare con favore la riforma in argomento e guardare con fiducia al “nuovo corso” finalizzato essenzialmente ad attribuire importanza decisiva all’autonomia delle parti contraenti rispetto ai precedenti rigidi schemi codicistici, per lo più inderogabili, essendo norme imperative.
Da quì al 2004 ognuno dovrà fare la sua parte.
Un ruolo primario sarà sicuramente svolto dalle associazioni di categoria che dovranno rendersi promotrici un’intensissima attività divulgativa nei confronti della generalità delle imprese con riguardo ai nuovi strumenti, alle nuove opportunità ed ai nuovi obblighi.
Solo così si potrà ottenere l’effetto “desiderato” dal Legislatore e da tempo invocato da tutte le forze sociali.
dal Notiziario CLAAI -Marzo 2003