di ALESSANDRO LIMATOLA
L’approssimarsi dell’approvazione della legge regionale di bilancio per il 2004 rende indispensabili molti interventi per correggere la proposta presentata.
Il documento di programmazione economico-finanziaria presentato dalla Giunta al Consiglio non ci sembra assolutamente condivisibile per ciò che concerne le risorse e le priorità del comparto artigiano.
Da un po’ di tempo stiamo registrando un calo di attenzione da parte dell’ente Regione sui problemi dell’Artigianato e della Piccola Impresa.
La conferma di tale “sensazione” si ha esaminando proprio la “bozza” di bilancio regionale, di prossima approvazione.
Non intendiamo più accettare promesse vane ed affermazioni del tipo: “ la sanità purtroppo assorbe troppe risorse; per quest’anno dovete accontentarvi; per l’anno prossimo v’è un formale impegno dell’Amministrazione a dedicare maggiori risorse per l’artigianato e la piccola impresa che sono il motore dell’economia regionale”.
Di vane promesse è pieno il libro dei sogni. Le Piccole Imprese e le imprese artigiane sono stanche e non sono più disposte ad attendere.
Nell’immaginario dei vertici regionali l’Artigianato è evidentemente un settore residuale; una “ cenerentola” che vive ai margini della grande impresa.
Così non è e ciò deve essere chiaro a tutti !
L’Artigianato e la Piccola Impresa rappresentano uno dei pilastri fondamentali dell’economia regionale.
Se a qualcuno è sfuggito, è opportuno ricordargli che il solo Artigianato conta in Campania oltre 80.000 imprese e più di 300.000 addetti.
Nonostante la profonda stagnazione dell’economia e dei consumi, che dura da troppo tempo, l’Artigianato fa sempre la sua parte e non “ sfigura” mai. Infatti, sia il numero delle imprese che quello degli addetti cresce anno dopo anno.
Di fronte a profondi cambiamenti il sistema della Piccola Impresa ha sempre dimostrato di essere in grado di adattarsi in tempi rapidissimi, modificando ed adeguando in tempo “ reale” i propri processi ed i propri prodotti.
Nonostante ciò, gli Enti Locali non si sono minimamente dimostrati interessati all’evoluzione di questo silenzioso e laborioso comparto ma si sono fatti abbagliare dal miraggio dei grandi investimenti delle imprese estere e del centro-nord che però non si è mai materializzato.
Le grandi aziende italiane e multinazionali non sono venute in Campania per nuovi insediamenti; quelle esistenti sono in misura significativa scappate via dalla Campania. Sono storia di questi giorni le vertenze sindacali aperte per l’annunciata cessazione delle attività di numerose imprese nella provincia di Napoli.
In altre parole, è inutile, improduttivo e miope puntare su comparti o settori che hanno fatto il loro tempo e che non hanno più mercato.
Bisogna, invece, puntare su quelle forme d’impresa che hanno dato e danno risultati e segnali importanti sia sotto il profilo dell’occupazione che in termini di PIL.
Questo però non deve rappresentare solo uno “slogan” utile per “riempirsi la bocca” nell’ambito del dibattito politico.
Se davvero si ritiene che l’Artigianato e la Piccola Impresa siano essenziali per l’economia e per l’occupazione regionale occorre essere coerenti e conseguenti.
La coerenza si dimostra con il livello d’attenzione rispetto all’evoluzione, alle aspettative ed ai bisogni del comparto che fino a questo momento sono stati ampiamente disattesi.
Un’inversione di tendenza non l’abbiamo riscontrata neppure nella proposta di bilancio per il 2004 presentata dalla Giunta al Consiglio Regionale.
Non abbiamo finora assistito alla tanto auspicata delegificazione e deregolamentazione amministrativa, così come non abbiamo concretamente visto alcunchè in tema di decentramento delle funzioni amministrative dalla Regione e dalle Province agli altri Enti Locali.
Occorre perciò una svolta decisiva che non penalizzi il comparto della Piccola Impresa ancor più di quanto non lo sia stato finora.
Il primo segnale in questa direzione dovrà venire con l’immediato ripristino delle risorse necessarie per coprire i contributi in conto interessi previsti dalla legge 949 che, nonostante i suoi 52 anni di vita, è assolutamente attuale, efficace ed apprezzata dalle imprese. Del resto l’importo necessario per rifinanziarla per il 2004 è del tutto limitato essendo sufficienti, a tal fine, 5 milioni di euro.
Il nuovo regime d’aiuti può andar bene ma deve essere complementare a tale misura e non sostitutivo.
Contestualmente va immediatamente riattivata la convenzione con Artigiancassa secondo il precedente schema.
Solo così si potrà evitare di accendere la miccia della protesta delle imprese artigiane che, a questo punto, sono pronte, se necessario, a protestare anche in piazza.
Tra gli interventi indispensabili v’è anche il rifinanziamento, con adeguate risorse, dei contributi in favore delle imprese che assumono apprendisti.
Sia l’uno che l’altro sono strumenti che portano le risorse direttamente alle imprese che assumono ed investono cioè fanno sviluppo ed occupazione.