di ALESSANDRO LIMATOLA
L’incontro tra i capigruppo della maggioranza con il Ministro Tremonti è stata l’occasione data a quest’ultimo per presentare le proposte del Governo per il rilancio del Sud.
La premessa – che non può non essere condivisa – dalla quale parte il Ministro dimostra, almeno in linea di principio, un rinnovato interesse dell’Esecutivo per il Mezzogiorno d’Italia, da troppo tempo abbandonato a sé stesso.
Il Sud deve colmare entro qualche anno il gap verso le aree del Centro Nord essendo impensabile che permanga un divario tanto netto quanto ingiustificabile per il nostro paese che rimane, comunque, una delle maggiori potenze economiche mondiali.
Le singole, concrete proposte del Ministro sono altrettanto condivisibili perché rappresentano un segno di discontinuità rispetto ai tradizionali strumenti d’incentivazione finora gestiti dai Governi (centrale e periferici) che (come per la formazione) hanno aiutato più i consulenti delle imprese stesse. Con l’intuibile effetto che far arrivare 100 euro reali è costato al Pubblico il 400/500% in più ed ha richiesto in media 3/5 anni.
Ciò senza considerare che i tempi di erogazione e conseguenzialmente di realizzazione degli investimenti da parte delle imprese si sono dilatati oltre misura arrivando in molti casi quando non era più attuale l’investimento o peggio quando l’impresa non esisteva più.
Anche nel merito le proposte colgono – a nostro giudizio – nel segno.
Per i vero, basta esaminare gli interventi della CLAAI – pubblicati su questo autorevole e seguito Giornale negli ultimi 2 anni – per rendersi conto che le proposte del Ministro sono assolutamente in linea con la politica di chi tiene allo sviluppo delle PMI meridionali e del Sud in generale.
Il ventaglio di proposte ha come minimo comun denominatore proprio l’obiettivo di evitare che la spesa pubblica si disperda in mille rivoli e sia gestita da mille amministrazioni periferiche con i soliti tempi e vizi.
In tal senso va letta l’intenzione di affidare la gestione dei Fondi Europei al CNR così come quella di destinare le risorse dello Stato centrale solo alle grandi opere pubbliche, attività questa che, da tempo, rappresenta la precondizione dello sviluppo.
Coglie parimenti nel segno l’idea di portare avanti la realizzazione sperimentale di Zone a “burocrazia Zero” che, quale malattia asintomatica dello sviluppo, ha reso scarsamente interessante fino a questo momento l’investimento nelle aree del Sud nonostante l’intervento pubblico di sostegno. Il che dimostra che il semplice incentivo economico ad personam, in assenza d’innovazione di contesto, non è in grado di risolvere i problemi dell’occupazione e dello sviluppo.
Da ultimo – ma non per importanza – la Banca del Sud nella logica del doppio canale (BCC per affiancare le imprese del Territorio e Grandi Opere per colmare il Gap competitivo) può costituire la vera e più importante innovazione nelle politiche per il mezzogiorno dell’ultimo ventennio.
Anche in questo caso non basta prevedere solo un contenitore ma sarà necessario realizzare contenuti chiari, visibili e trasparenti in grado di (ri)animare il territorio e le imprese che vi operano.