Riforme costituzionali e/o delle pensioni: il paese non può più attendere
di ALESSANDRO LIMATOLA
L’importanza centrale degli argomenti in discussione non può non spingere l’Esecutivo ad impiegare, da subito, una parte significativa del proprio tempo alle riforme strutturali che da tempo attendiamo.
Ciò che logora estremamente il nostro sistema imprenditoriale è l’incertezza che regna sovrana su argomenti come pensioni, fisco, mercato del lavoro e riforme istituzionali e che è ancor più dannosa se si considera che costituisce un fattore altamente frenante per gli investimenti esteri nel nostro Paese.
Come si può immaginare che un imprenditore americano o asiatico – (ma anche dell’UE), che guardi con interesse all’Italia, possa, ragionevolmente e con un elevato grado di sicurezza, pensare d’investire in Italia ed in particolare nel sud senza sapere, con certezza, chi è l’Autorità che ha il potere di concedere autorizzazioni, permessi, licenze ecc., quali e quanti sono gli incentivi per l’insediamento di nuove attività produttive e soprattutto in che tempi è possibile riceverli, qual’è il regime previdenziale vigente e soprattutto fino a quando resterà in vigore, quali sono le tipologie di contratti di lavoro che può utilizzare, ecc..
Riteniamo, pertanto, che, dopo la pausa estiva, tutti gli attori sociali devono impegnarsi a risolvere, in tempi strettissimi, i più importanti nodi che sono attualmente sul tappeto (riforma istituzionale e previdenziale), in modo da dare slancio all’economia e fiducia agli operatori economici italiani ed esteri.
Pur non apprezzando il metodo “carbonaro” utilizzato per individuare le priorità, vanno immediatamente portate nelle aule del parlamento italiano le, già progettate, riforme istituzionali considerate – dagli “ingegneri costituzionali”- una risposta adeguata alle istanze che provengono dalle diverse realtà sociali e geografiche del Paese.
La riforma del sistema previdenziale, pur essendo meno importante delle modifiche dell’assetto costituzionale ed istituzionale dell’Italia, ha sempre rappresentato la buccia di banana sulla quale sono scivolati non pochi governi. Ciò sia perché tocca direttamente le tasche di un numero importantissimo di cittadini sia perché oramai oltre il 50 % degli iscritti ai sindacati maggiormente rappresentativi del lavoro dipendente è rappresentato da pensionati i quali, anche in considerazione del maggior tempo disponibile, sono all’interno di ogni struttura sindacale i più attivi.
Pertanto, se è comprensibile che ogni Governo ed ogni Segretario generale di sindacato manifesti una certa ritrosia, rispettivamente, a mettere mano alle pensioni ed a consentire una riforma indolore del sistema previdenziale, non si possono più procrastinare quegli interventi ritenuti indispensabili per portare i conti in equilibrio.
A tal proposito e sul piano metodologico, la politica degli annunci, a nostro avviso, non paga.
Non è possibile, in altre parole, pensare che il ministro o il leader di turno lanci, ogni tanto, un sassolino nello stagno – magari rilasciando un’intervista ad un quotidiano ovvero svolgendo un intervento ad un determinato convegno- per verificare il grado di assorbimento della sua ultima proposta da parte dell’opinione pubblica e delle opposizioni.
E’ indispensabile, a nostro avviso, fissare i tempi certi di un confronto chiaro, serrato e leale sia in Parlamento, tra maggioranza ed opposizione, che fuori da esso con tutte le forze sociali ed imprenditoriali.
In estrema sintesi, forti degli errori commessi da scelte politiche sbagliate e miopi – che è inutile quì rivangare- è necessario creare sintonia tra coloro che sono già in pensione, tra coloro che ci andranno a breve e tra quelli che, con i loro contributi, dovranno pagare, per molto tempo ancora, i trattamenti di chi ha già smesso di lavorare.
Per fare ciò, è necessario che tutti gli attori del sistema facciano la loro parte abbandonando – facili ma dannosi – atteggiamenti demagogici e strumentali ed abbraccino, invece, l’idea del realismo.
Solo così si potrà porre rimedio ad una situazione divenuta oramai insostenibile e per certi versi grottesca.
Speriamo che l’auspicata cessazione della calura, in autunno, … porti buon consiglio.