di ALESSANDRO LIMATOLA
Le piccole imprese del sud vivono, com’è noto, un momento di grande difficoltà e, nello stesso tempo, di transizione.
La nati/mortalità (turn over) aumenta vistosamente pur essendo il saldo positivo.
Le dimensioni si riducono per effetto della contrazione dei fatturati.
Il tasso di occupazione a mala pena riesce a restare stabile.
Si tratta di una situazione che non potrà essere retta a lungo e che, in assenza di correttivi, porterà molte imprese a chiudere i battenti ed a licenziare il personale oggi occupato.
Occorre, quindi, agire sui punti di debolezza del sistema.
In primo luogo bisogna trasferire fiducia alle imprese in modo da ottenere l’impiego di nuove energie e di capitali freschi.
In questo modo si potrà far comprendere a ciascuno dei piccoli e medi imprenditori del sud che sono parte integrante e sostanziale di un mondo che crea occupazione e sviluppo e che è tenuto nella giusta considerazione da tutti gli attori sociali per il tramite sia delle Istituzioni centrali che delle Autonomie locali.
Tuttavia, l’impiego di forze fresche può aver consenso ed avere successo solo se verrà adeguatamente incentivata la ricerca sia di base che applicata.
Fino ad oggi si è fatto troppo poco; è questo uno dei motivi principali per i quali il nostro sistema economico e produttivo non ha agganciato lo sviluppo dei Paesi anglosassoni e soffre fortemente la concorrenza, spesso sleale, delle economie dei Paesi emergenti (Cina ed India in testa).
Ad onor del vero il non aver adeguatamente valutato l’importanza centrale della ricerca è un peccato commesso non solo dalle Istituzioni ma anche dalle imprese le quali, fino ad oggi, hanno concentrato – per lo più – i propri investimenti nei, pur importanti, settori della promozione e della comunicazione.
Il sud non può, di certo, abbandonare i propri punti di forza rappresentati essenzialmente dalla qualità elevata dei prodotti e dai valori culturali e storici ad essi collegati che ha rappresentato una sorta di corona a protezione dalla concorrenza, specie estera.
L’attività divulgativa e promozionale è stata, peraltro, finora svolta alla “spicciolata” e senza alcun coordinamento sia sul fronte imprenditoriale che istituzionale.
Le risorse all’uopo utilizzabili – che vanno via via riducendosi – vanno, quindi, razionalizzate allo scopo di evitare duplicazioni o sovrapposizioni talvolta inutili e talaltra idonee a disorientare sia l’addetto ai lavori che il consumatore.
Occorre, nel contempo, puntare su strumenti innovativi sia per cercare informazioni che per comunicare con il mercato globale. A questo proposito un ruolo centrale occupa e dovrà sempre più occupare il web.
Per fare ciò è però necessario avere imprenditori più preparati e consumatori più attenti, questi ultimi giocano, peraltro, un ruolo determinante per il mercato interno.
E’ sotto tale profilo che il nostro Paese – ed in forma più accentuata il Sud- ha accumulato carenze rilevanti, oggi divenute strutturali.
Questo Gap ha un prezzo che l’Italia sta pagando giorno dopo giorno impoverendosi sempre più.
Peraltro, è sul fronte tecnologico che s’incontrano le parallele dell’innovazione e della promozione.
Tuttavia, senza ricerca non si può fare innovazione né promozione in chiave e con gli strumenti moderni.
E’ su questo fronte che si deve, quindi, far convergere – coordinandone gli interventi – la maggiore quantità possibile di risorse pubbliche e private; obiettivi chiari ed un intervento pubblico concreto e rapido sono sicuramente tratti in grado di trasferire fiducia negli imprenditori ed idonei a far loro accettare nuove sfide con l’impiego di nuove risorse, umane e finanziarie.