Gli Stati Generali dell’Economia: un’opportunità da rendere stabile per obiettivi più ambiziosi
di ALESSANDRO LIMATOLA
La due giorni organizzata dall’Assessorato regionale alle Attività Produttive ed all’Agricoltura ha rappresentato un importante occasione di dialogo tra Imprese, Politica ed Università.
Quello del confronto a tutto tondo tra i soggetti che contribuiscono, a vario titolo, allo sviluppo economico e sociale della Regione è uno strumento assolutamente utile e coerente con la logica della razionalizzazione degli interventi a favore delle Imprese.
Anche se è nozione di comune esperienza che le cose importanti si perfezionano in progress l’impianto richiede una “messa a punto”, in modo da garantire il concorso di tutti alla discussione sui temi più rilevanti per il ns. Territorio ed all’individuazione degli interventi da realizzare.
Affermiamo ciò perché riteniamo che il modello di discussione sia corretto e che bisogna proseguire su questa strada in modo da poter contribuire alla scelte fondamentali che dovranno favorire ed accompagnare la crescita economico, sociale ed occupazionale.
Proprio in vista della “messa a punto”, riteniamo che l’incontro svoltosi possa trasformarsi in un Forum periodico (annuale o semestrale) dell’Economia campana.
E’ un’occasione da non trascurare per chi tiene alle sorti delle nostre imprese e per chi è convinto che il metodo della Concertazione tra le Parti Sociali sia indispensabile per realizzare politiche di sviluppo coerenti e convergenti.
Nel fare ciò, ribadiamo che bisogna acquisire, prima di ogni altro, definitiva consapevolezza che la Regione, a differenza degli altri Enti Locali, non è un ente che deve solo amministrare ma deve, prima di tutto, governare; governare significa Amministrare con il massimo dei Poteri, quello legislativo.
E’, a nostro giudizio, impensabile immaginare forme d’incentivazione per la creazione di nuove imprese e/o per l’ampliamento di quelle esistenti, senza aver prima messo mano alla scarsa – ed in gran parte superata – Legislazione regionale; carenze che diventano ancor più evidenti se si considera la riforma del Titolo V seconda parte della Costituzione che ha trasferito alle Regioni le funzioni più importanti in tema di Attività Produttive.
Occorre, quindi, riorganizzare e dare un forte impulso al lavoro delle Commissioni e del Consiglio Regionale, organismi che non hanno finora certo brillato per efficienza ed efficacia.
Le vocazioni della nostra regione sono oramai note a tutti e dibattute in moltissime occasioni. V’è una sostanziale convergenza di tutti sui settori da privilegiare.
Pensiamo che è ora di passare alle cose concrete partendo da leggi quadro nei singoli comparti o filiere.
Lo strumento legislativo e quello, più in generale, regolamentare, se utilizzato in maniera saggia (e non come da talune parti utilizzato per stabilire la misura massima e minima dei cetrioli), è un’importantissima occasione di sviluppo. Viceversa se non utilizzato o esercitato in maniera disorganica rappresenta un elemento di confusione letale per le nostre imprese.
Di modelli positivi e negativi in questo campo ne abbiamo più d’uno; noi riteniamo che si debbano seguire quelli positivi.
Nella regione Toscana – che è sicuramente un modello da seguire – si è trovato il giusto equilibrio tra sviluppo sostenibile, specie delle Pmi, e valorizzazione dell’ineguagliabile patrimonio culturale, paesaggistico e naturale; ciò è stato possibile perché il Legislatore regionale aveva le idee ben chiare ed ha, quindi, potuto adottare, in tempi accettabili, i giusti provvedimenti normativi ed i conseguenti atti di amministrazione. Non a caso la Regione Toscana ha un impianto normativo tra i più moderni d’Italia.
Con il Forum o con gli Stati Generali si possono, a nostro avviso, creare le condizioni per realizzare interventi organici nei singoli comparti per ridare vigore e slancio all’Economia.