Manovra economica: le anticipazioni rendono ancor più lontana la ripresa
di ALESSANDRO LIMATOLA
Non si possono non giudicare negativamente le premesse e le indiscrezioni giornalistiche quotidianamente pubblicate in ordine al Documento di Programmazione Economico Finanziaria che il Governo si appresta a presentare al Parlamento.
E’ noto a tutti che l’economia italiana – ed in particolare quella meridionale – sta vivendo un momento di recessione più che di stagnazione che quasi mai si era visto prima d’ora.
I consumi si sono ridotti all’osso e non di poco sia per l’aumento dei prezzi a causa dell’effetto euro che in conseguenza della sfiducia di fondo che alberga, pur se in misura diversa, in tutti, operatori economici e non.
Le tensioni sindacali e politico-giudiziarie fanno, a nostro avviso, il resto.
La situazione descritta – che, ad onor del vero, non è solo italiana – sta producendo un effetto domino che appare sempre più evidente in tutta la sua pericolosità.
Le nostre imprese, in questo contesto, stanno ovviamente alla finestra evitando di fare nuovi investimenti e preferendo gestire l’esistente, in attesa di conoscere la nuova rotta e soprattutto di un clima migliore.
Pur avendo storicamente condannato gli inutili allarmismi, riteniamo che la miscela creatasi in Italia ed in particolare nelle regioni meridionali – ove i contrasti sociali e le difficoltà economiche sono più evidenti – è altamente esplosiva.
Rispetto alla situazione che viviamo è necessario che il Governo del Paese dia risposte serie, tempestive, adeguate e proporzionate. Occorrono, in altre parole, seri e strutturali, interventi di politica economica che possano realmente, nel breve termine, incentivare i consumi da un lato e gli investimenti tecnologici e la ricerca scientifica dall’altro.
Tali non possono essere giudicati quelli contenuti contenute nel cd. Pacchetto “tecno-Tremonti”. In base alle anticipazioni ricevute, sono poco più di un pannicello caldo.
L’Italia ed il suo sistema imprenditoriale non può andare avanti e confrontarsi con le aggressive economie degli altri Paesi e continenti, solo sulla base di misure tampone e di interventi congiunturali.
Come si può, ad esempio, pensare che con le sole risorse che il Governo stima di incassare dal condono edilizio si riesca a finanziare lo sviluppo economico e la crescita occupazionale nel nostro Paese; questioni queste, peraltro, intimamente collegate al tanto dibattuto problema del riordino del sistema pensionistico e del mercato del lavoro in Italia.
Con queste premesse, come si può seriamente convincere i piccoli e medi imprenditori – lontani da un lato dal sommerso e dall’altro dalle operazioni di ingegneria fiscale e non le quali negli anni hanno rappresentato grossi fattori distorsivi della concorrenza – del fatto che nei prossimi anni si realizzerà una seria riforma del sistema fiscale italiano che preveda la semplificazione degli adempimenti e soprattutto la riduzione del carico complessivo che sono attualmente costretti a sopportare ?
Occorre, quindi, uno sforzo non comune, una manovra ad almeno 180 gradi, perché la prossima Finanziaria non possa essere inserita nel grande libro delle occasioni perdute.
In questa direzione le imprese piccole e medie saranno molto attente e giudicheranno in base ai fatti concreti che avranno modo di verificare e cioè ai provvedimenti che verranno licenziati dal Parlamento.