LE PROPOSTE DELLA CLAAI DELLE ALTRE ASSOCIAZIONI DI IMPRESE PER LA COMPETITIVITA’ E IL RILANCIO DELLO SVILUPPO
La CLAAI assieme ad altre diciassette Associazioni, in rappresentanza delle imprese artigiane, industriali, agricole, commerciali, bancarie, dei servizi, della cooperazione, dei trasporti ed assicurative hanno inviato al Presidente del Consiglio le proposte per “innalzare in modo consistente il tasso di crescita potenziale dell’economia italiana, anche attraverso la riduzione della pressione fiscale…..”.
Su queste proposte si aprirà nei prossimi giorni un serrato confronto con il Governo.
21 settembre 2004
ABI, AGCI, ANIA, CASARTIGIANI, CIA, CLAAI, CNA, COLDIRETTI, CONFAGRICOLTURA, CONFARTIGIANATO, CONFCOMMERCIO, CONFCOOPERATIVE, CONFESERCENTI, CONFETRA, CONFINDUSTRIA, CONFSERVIZI, LEGACOOP e UNIONCAMERE
Le proposte delle imprese per la competitività e il rilancio dello sviluppo
Introduzione
Le associazioni di impresa insieme ad Unioncamere si sono impegnate alla fine di luglio ad approfondire il tema di come far fare un salto di qualità alla competitività del sistema economico e rilanciare il potenziale di sviluppo del Paese.
Con questo documento esse intendono dare seguito a quell’impegno avviando un percorso comune che mira ad identificare obiettivi e strumenti di una azione volta a ottenere risultati concreti e verificabili, nella piena consapevolezza che le nuove sfide richiedono un impegno deciso delle forze sociali e produttive a confrontarsi e a lavorare insieme in modo coeso e solidale.
Sul piano generale, occorre innalzare in modo consistente il tasso di crescita potenziale dell’economia italiana, anche attraverso la riduzione della pressione fiscale, avviando una stagione di investimenti privati e pubblici che facciano da volano per rilanciare lo sviluppo del Paese, e rafforzando la domanda interna e i consumi delle famiglie.
Nel documento di fine luglio erano indicati alcuni obiettivi emblematici: fare dell’Italia entro il 2010 il primo paese per capacità di attrarre flussi turistici in Europa; ridurre il tasso di inflazione portandolo entro la media europea; attrarre nelle nostre Università ed istituti di ricerca i migliori cervelli della ricerca internazionale. Altri obiettivi concreti dovranno essere identificati dal lavoro comune nelle prossime settimane in modo da rendere credibili e verificabili gli impegni assunti da tutti e da ciascuno in una logica di benchmarking, di diffusione delle migliori esperienze e di coordinamento aperto.
Questi obiettivi ambiziosi richiedono, di necessità, tempi lunghi per la loro realizzazione, ma vanno intrapresi con urgenza, per influire positivamente sulle aspettative degli operatori, per offrire certezza e fiducia nel futuro alle imprese e alle famiglie. Alla realizzazione di questi obiettivi debbono contribuire tutte le componenti della società italiana, in un trasparente dialogo tra le forze sociali e le istituzioni che si realizza attraverso la condivisione del metodo della concertazione.
Per parte loro, le organizzazioni sono consapevoli delle responsabilità che hanno nei confronti del Paese e si impegnano, ciascuna nel proprio ambito di competenza, allo sviluppo del sistema delle imprese, in particolare sul terreno della internazionalizzazione, della ricerca e innovazione, delle crescita dimensionale e di produttività, delle regole di corporate governance e della tutela del risparmio. Le organizzazioni ritengono necessaria una forte azione di contrasto dell’inflazione, anche attraverso un’opera di sensibilizzazione delle imprese associate. A tal fine occorre una concertazione di obiettivi e di impegni fra tutti i soggetti che intervengono nella filiera che va dalla produzione alla distribuzione al consumatore finale e con lo Stato, le Regioni e gli Enti locali in materia di pressione fiscale e di politiche tariffarie antinflazionistiche. Esse intendono mantenere aperto il dialogo e il confronto con le organizzazioni sindacali al fine di migliorare la rete di protezione sociale e giungere a un sistema condiviso delle relazioni sociali che miri al tempo stesso a contenere l’inflazione, tutelare il potere d’acquisto dei lavoratori, rafforzare la correlazione tra l’andamento delle retribuzioni e quello della produttività e della redditività.
Le organizzazioni intendono contribuire con proposte e iniziative comuni alla formazione delle scelte di politica economica per il prossimo triennio e alla legge finanziaria per il 2005. Precondizione per offrire certezze agli operatori è il perseguimento di una politica rigorosa di bilancio. Dato l’elevato livello del debito pubblico, eventuali incertezze dei risparmiatori e dei mercati finanziari sulla capacità dell’Italia di riequilibrare nel medio-lungo termine i propri conti pubblici determinerebbero un rilevante incremento degli oneri finanziari e una minor crescita dell’economia. Il vincolo finanziario va pertanto rigorosamente rispettato. Ma è indispensabile saper coniugare il rigore di bilancio con l’azione di modernizzazione e innovazione della struttura produttiva, offrendo la disponibilità di risorse per gli investimenti pubblici, le infrastrutture –materiali e immateriali- e gli strumenti di sostegno allo sviluppo, ivi comprese le politiche del capitale umano, e alla domanda interna.
Il documento si articola in tre parti. La prima si occupa di quelle politiche di rafforzamento della competitività che non hanno in linea di massima impatto sui conti pubblici, ma che possono contribuire ad aumentare la produttività e a contenere la dinamica dei prezzi; la seconda riguarda le politiche per lo sviluppo e la revisione del sistema degli incentivi; la terza affronta la questione della riduzione della pressione fiscale.
1) 1) Le riforme per la competitività
Rafforzamento dell’azione di semplificazione amministrativa e di liberalizzazione
· Vanno accelerate le procedure di semplificazione per ridurre gli oneri amministrativi che gravano soprattutto sulle piccole imprese, rivedendo lo strumento degli sportelli unici e consentendo alle agenzie per le imprese, promosse dalle associazioni, di operare. Va inoltre accelerata la realizzazione dei progetti in corso finalizzati alla diffusione dell’E-government.
· Occorre ridurre i ritardi dei pagamenti della Pubblica Amministrazione che hanno ormai raggiunto livelli insopportabili con gravi ripercussioni sia sui diretti fornitori che sull’intero sistema della sub-fornitura.
· Il federalismo può essere uno strumento utile per semplificare e ridurre i costi dell’amministrazione. Nella sua versione oggi in vigore, sulla base della riforma del titolo V attuata alla fine della scorsa legislatura, esso tende a produrre risultati opposti, ossia a rendere più complessa, confusa e costosa la macchina amministrativa. Occorre una svolta che preveda la redistribuzione di compiti e funzioni non soltanto lungo l’asse verticale della sussidiarietà interistituzionale, garantendo comunque il trasferimento di risorse coerenti con il decentramento delle competenze, ma anche in riferimento alla dimensione orizzontale, valorizzando le autonomie funzionali e l’iniziativa organizzata dei privati. È poi urgente un confronto aperto sui principi, sulla attuazione e sulla sostenibilità economica del federalismo fiscale.
· È necessario dare nuovo impulso a politiche di liberalizzazione che si accompagnino a impegnative e improcrastinabili privatizzazioni, al fine di rafforzare la concorrenza. Un capitolo importante è la liberalizzazione dei servizi pubblici locali con la quale si potrebbe contribuire a riduzioni strutturali dei trasferimenti pubblici di cui tali imprese beneficiano. È auspicabile una politica per facilitare le privatizzazioni di queste imprese e per incentivare la loro crescita dimensionale e, di conseguenza, la loro produttività e redditività.
· Occorre superare le rigidità che caratterizzano l’esercizio delle professioni nel nostro Paese che costituiscono una forte barriera alla concorrenza nei servizi, con il risultato di limitare fortemente l’efficienza e l’innovazione.
· E’ necessario rivedere, nel rispetto delle disposizioni UE, la normativa ambientale emanata negli anni ’90. Per la sua complessità, essa è fonte di incertezza per gli operatori economici, comporta costose gestioni amministrative, prevede vincoli tecnici di onerosa applicazione, il tutto senza effettivi vantaggi per l’ambiente.
· Occorre rimuovere gli ostacoli normativi che limitano le iniziative delle imprese private nella gestione dei beni culturali, anche al fine di potenziare l’offerta turistica.
Rapida approvazione del DDL Risparmio
· È necessario procedere ad una rapida approvazione delle norme del ddl risparmio sulle quali si sono già registrati consensi in Parlamento e fra le forze sociali (in particolare sulla corporate governance, sulla disciplina del mercato e degli strumenti finanziari), al fine di rafforzare la fiducia dei risparmiatori, che è l’elemento fondamentale per consentire alle imprese di finanziarsi sul mercato. Il possibile allontanamento dei risparmiatori dalle imprese, infatti, incide significativamente sulle loro capacità di crescita e di investimento con evidenti ripercussioni sull’intera economia. L’adozione del ddl, quindi, è un passo importante per rilanciare la competitività del sistema imprenditoriale. La rilevanza delle disposizioni in esso contenute impone peraltro un’attenta valutazione degli effetti sulla governance delle imprese e delle regole di mercato sulla circolazione dei titoli al fine di evitare l’adozione di misure non coerenti con l’obiettivo del provvedimento.
Riforma delle procedure concorsuali
· È necessaria una riforma della Legge Fallimentare per eliminare i limiti dell’attuale normativa, risalente al 1942. Sono necessari meccanismi volti a favorire la rapida emersione della crisi, la revisione della revocatoria, la partecipazione dei creditori (in particolare di quelli finanziari) alla approvazione dei piani di risanamento e alla gestione delle procedure di crisi, la rapidità delle procedure e la limitazione delle sanzioni di carattere personale nei confronti dell’imprenditore fallito. Una moderna riforma fallimentare avrebbe effetti positivi tanto in termini di maggiori e meno costosi flussi di credito a medio e lungo termine quanto di capacità di attrarre investimenti esteri.
Rapido avvio della riforma della previdenza complementare
· La riforma delle pensioni recentemente approvata dà nuovo impulso alla previdenza complementare. Al fine di realizzare al meglio le ulteriori azioni che sono necessarie, a cominciare dall’emanazione dei decreti delegati, è utile che il Governo apra un confronto con le organizzazioni sindacali, cui spetta per prime la tutela degli interessi dei lavoratori, le organizzazioni delle imprese, che sono chiamate a contribuire allo sviluppo e alla gestione della previdenza complementare, i fondi pensione e il mondo bancario e assicurativo, cui spetta la corretta e trasparente gestione delle risorse. Prioritariamente, occorre ribadire che la devoluzione del TFR deve essere unicamente destinata allo sviluppo della previdenza complementare secondo criteri di mercato, e concretizzare gli impegni circa l’individuazione di misure compensative dei costi di tale devoluzione da parte delle imprese.
Proseguimento della lotta contro l’illegalità, la criminalità e il sommerso
· Un balzo di modernizzazione e competitività dell’economia italiana richiede di estendere l’area della legalità. L’economia italiana soffre di un handicap crescente rappresentato dal peso che su di essa esercita la vasta area dell’evasione fiscale e contributiva e, soprattutto, della produzione irregolare e della distribuzione irregolare, abusiva e sommersa. Una situazione che per essere affrontata, tenendo anche conto degli scarsi risultati fin qui ottenuti, richiede terapie innovative, decise e di lungo periodo. Queste sono possibili solo se la questione viene posta tra le priorità assolute nell’agenda delle forze sociali, politiche ed istituzionali.
· È indispensabile rafforzare la tutela della proprietà intellettuale e una seria lotta alla contraffazione e ad ogni forma di concorrenza sleale accompagnata da azioni di sostegno al “saper fare” delle imprese italiane. Occorre insistere presso l’Unione Europea affinché venga approvato il regolamento che obbliga al marchio di origine tutte le merci che entrano nella UE. Occorre che, in Italia, si facciano controlli seri nel territorio sulla corretta etichettatura Made in Italy.
· Vanno individuate opportune forme di partnership pubblico/privato per migliorare il coordinamento delle azioni di prevenzione e repressione delle forme di criminalità che colpiscono il sistema produttivo, ne minano l’efficienza e ne innalzano i costi: il racket, l’usura, le frodi ai danni di banche e assicurazioni.
2) 2) Le politiche per lo sviluppo e gli incentivi
Gli incentivi e le politiche economiche devono proporre una visione della crescita economica volta a valorizzare i punti di forza del sistema Paese e a correggerne le debolezze. Si tratta di una scelta che deve guardare al futuro, di una impostazione culturale che presuppone, tra l’altro, la valorizzazione del territorio, inteso come complesso dei valori culturali, sociali, economici, uno stile di vita che ha reso famoso il made in Italy nel mondo. In questa ottica assumono particolare rilievo i seguenti punti.
Infrastrutture
· Le organizzazioni firmatarie condividono l’impostazione del DPEF che attribuisce grande importanza agli investimenti in infrastrutture, per il ruolo che queste hanno nel rilanciare lo sviluppo. È importante che venga esplicitato l’impegno finanziario coerente con gli obiettivi enunciati dal DPEF. Prioritario risulta essere: 1) il completamento delle grandi opere già approvate e avviate; 2) la selezione di nuovi interventi da finanziare con risorse pubbliche e private in base all’efficacia per il sistema infrastrutturale, con particolare riferimento all’approvvigionamento idrico e allo sviluppo logistico del trasporto; 3) l’eventuale approntamento di appositi strumenti di garanzia in collaborazione pubblico/privato; 4) la realizzazione di programmi di recupero e di qualificazione del patrimonio urbano.
Ricerca e innovazione
· Come delineato nel DPEF occorre una strategia “pro-attiva” di politica economica che miri ad aumentare la competitività “non-da-costi”, e perciò a incentivare il riposizionamento strategico del sistema produttivo verso prodotti e servizi di maggiore qualità. Va sottolineata l’importanza delle infrastrutture dell’Information & Communication Technology, con particolare riguardo alla banda larga e al digitale terrestre.
· È prioritario completare rapidamente le riforme avviate nel sistema universitario e di ricerca pubblico, introducendo criteri di valutazione e valorizzazione delle competenze e delle eccellenze e prevedendo nuove forme di collaborazione tra il sistema della ricerca e il sistema produttivo, se possibile con un approccio che miri a coinvolgere istituzioni e imprese europee.
· Sul piano degli interventi operativi va sbloccata la situazione di “impasse” in cui si trovano i principali fondi per l’agevolazione della ricerca. La mancanza di rifinanziamenti, negli ultimi anni, ha di fatto privato le imprese dei principali strumenti di supporto. A questo proposito, e allo scopo di assicurare efficacia al nuovo Fondo rotativo nel supporto alla ricerca e innovazione, è importante che non si riduca il volume delle risorse di agevolazione disponibili rispetto agli strumenti attualmente in vigore e che l’accesso a queste risorse sia consentito a tutte le imprese sulla base di una rigorosa valutazione di merito delle azioni che intendono intraprendere sul terreno della ricerca e dell’innovazione. È inoltre essenziale : a) rendere più favorevole l’attuale trattamento fiscale degli investimenti in ricerca e innovazione, anche con l’obiettivo di trasferire l’innovazione e le tecnologie alle piccole imprese; b) ampliare il credito d’imposta per i trasferimenti dalle imprese alle università e ai centri di ricerca di qualità anche privati; c) introdurre misure di supporto alle nuove imprese high tech; d) sviluppare la formazione continua, anche favorendo il decollo dei Fondi interprofessionali.
Mezzogiorno
· Il Mezzogiorno costituisce una grande risorsa sottoutilizzata per ampliare la base produttiva, il mercato e l’occupazione. Nel Mezzogiorno si colloca gran parte del fabbisogno di nuovi investimenti e infrastrutture, ma anche molto del potenziale di crescita dei servizi avanzati, del turismo e della ricerca. Le organizzazioni firmatarie valutano positivamente la conferma degli obiettivi programmatici: la crescita al di sopra di quella media europea, l’aumento del tasso di attività verso il 60%, il raggiungimento del 45% della spesa in conto capitale nel Mezzogiorno entro il 2008. La strategia mira al miglioramento dei servizi collettivi offerti –in particolare ambiente, energia, acqua, trasporto, cultura – e ad una maggiore efficacia degli incentivi.
· È indispensabile assicurare la stabilità del finanziamento degli interventi per il Mezzogiorno; occorre rispettare l’impegno sull’addizionalità recentemente assunto nel negoziato con la Commissione Europea che prevede una crescita media annua del 9,1% della spesa in conto capitale nel Mezzogiorno.
Sistema degli incentivi
· Il DPEF conferma l’orientamento del Governo di proporre una revisione dei principali strumenti di sostegno alle imprese, in particolare della Legge 488/92 per gli investimenti nelle aree sotto-utilizzate.
· Le organizzazioni di impresa sono interessate ad approfondire le proposte del governo, ma sottolineano come sia assolutamente necessario delineare con certezza quale sarà a regime il punto di arrivo delle modifiche. La mancanza di certezza riduce la propensione delle imprese, in particolare di quelle estere, a investire nelle aree meno sviluppate. Al riguardo non si può non sottolineare quanto siano state dannose talune decisioni assunte negli ultimi anni di sospendere repentinamente le erogazioni degli incentivi previsti, anche per investimenti già in corso. In generale, è opportuno prevedere a regime il mantenimento di una quota di aiuto in conto capitale da utilizzare nelle operazioni che non possono essere interamente sostituite dal finanziamento agevolato. Per quanto riguarda il Fondo rotativo, è cruciale che esso disponga di una dotazione finanziaria adeguata e che, nella sua operatività, esso preveda il coinvolgimento del sistema bancario sia per quanto attiene la valutazione dei progetti sia per quanto riguarda il loro finanziamento. Si sottolinea infine che la questione degli incentivi va vista in stretta correlazione con le decisioni che verranno adottate in materia di politiche fiscali, in particolare per le aree svantaggiate.
· È utile pervenire al riconoscimento dei Confidi come strumento di politica economica finalizzato al rilancio degli investimenti delle piccole imprese, attraverso un quadro normativo che valorizzi il ruolo della garanzia mutualistica e sostenga i processi di concentrazione e fusione tra i consorzi.
· E’ auspicabile la trasformazione dei principali fondi pubblici di garanzia (Fondo Centrale di garanzia ex lege 662/96; Fondo di garanzia per le imprese artigiane ex lege n. 1068/64, Fondo interbancario di garanzia per il credito agrario etc.) in strumenti più moderni e maggiormente idonei a favorire l’accesso al credito alle imprese.
Fondi strutturali e globalizzazione
· Secondo il DPEF, il raggiungimento di positivi risultati nell’attuazione dei Fondi strutturali 2000-2006 contribuisce al raggiungimento degli obiettivi di crescita e migliora la capacità negoziale dell’Italia anche sui fondi post 2006. Fino ad oggi l’Italia è stata in grado di evitare il cosiddetto “disimpegno automatico delle risorse”. Va garantito un ritmo di spesa tale da evitare la perdita di risorse, come ha evidenziato la stessa Commissione Europea, nell’ultimo Comitato di Sorveglianza, concentrandosi – in particolare nel Mezzogiorno – sulle risorse città e sul turismo.
· Per quanto riguarda il futuro, occorre rilanciare il processo di integrazione per restituire all’Unione Europea un ruolo di locomotiva dello sviluppo globale: l’allargamento, se opportunamente governato, costituisce una grande opportunità in questa direzione. Nell’ottica della revisione degli Orientamenti europei sugli aiuti di Stato dopo il 2007 è necessario partecipare attivamente ai negoziati rafforzando la priorità per le aree in ritardo di sviluppo, studiando misure ad hoc per le aree montuose, insulari e per quelle confinanti con nuovi stati membri e rafforzando l’orientamento a favore di investimenti privati che si integrino con interventi tematici in ricerca, innovazione, ambiente e beni culturali, formazione.
· Più in generale, pur con la necessaria prudenza e tenendo conto dell’impatto sul sistema produttivo del Paese, l’Italia deve impegnarsi a sostenere i processi di liberalizzazione del commercio mondiale e di sostegno dello sviluppo (Doha) e per contribuire ad una globalizzazione che riduca gli squilibri.
· In materia di internazionalizzazione delle imprese è opportuno incrementare gli sforzi per un effettivo ed efficace coordinamento e indirizzo a livello centrale delle politiche di promozione, valorizzando il ruolo della esistente Cabina di Regia Export presso il CIPE. Sono indispensabili politiche forti di sostegno e di promozione delle nostre esportazioni e dei nostri investimenti all’estero, oltre che un’azione decisa per l’attrazione degli investimenti esteri in Italia.
Crescita dimensionale delle imprese
· Lo sviluppo delle piccole e medie imprese è un elemento fondamentale per accrescere la competitività del nostro sistema produttivo e favorire i processi di internazionalizzazione. Esso può essere perseguito anche attraverso strumenti fiscali che incentivino la crescita dimensionale delle singole imprese e i processi di integrazione funzionali e societari fra le imprese, tenendo conto delle specificità delle situazioni dimensionali e delle diverse tipologie societarie.
· E’ utile che venga concretamente promosso il ricorso a strumenti finanziari volti a favorire la capitalizzazione delle imprese (operazioni di venture capital, prestiti partecipativi etc.).
3) 3) La riduzione della pressione fiscale
Nell’arco dei prossimi due anni il Governo intende procedere ad una riforma fiscale che riduca l’IRE e l’IRAP allo scopo di incrementare il reddito disponibile e i consumi, sostenere la competitività del sistema produttivo ed incentivare la crescita dimensionale delle imprese. Secondo il DPEF, il costo della riforma fiscale, distribuito su due anni, sarà pari a un punto percentuale di PIL. Le associazioni e le istituzioni firmatarie concordano con il Governo che le riduzioni fiscali, per avere effetti positivi sulla crescita, dovranno necessariamente trovare copertura nella riduzione della spesa corrente. Va anche sottolineato che, nell’ottica della riduzione della pressione fiscale, appaiono contraddittorie le recenti misure di inasprimento della pressione fiscale per banche e assicurazioni: va quindi evitato in futuro il ricorso a misure settoriali di questo tipo. Analogamente, la revisione degli studi di settore deve servire a rafforzare la compliance dei contribuenti e non può trasformarsi in uno strumento per aumentare surrettiziamente il carico fiscale.
Crediti d’imposta verso il fisco
· Nel corso del tempo è fortemente aumentato l’ammontare dei crediti di imposta vantati dai contribuenti, in larga parte imprese, nei confronti del fisco. Secondo alcune stime essi ammontano oggi a circa l’1% del Prodotto Interno Lordo. Tale situazione non è accettabile per i costi che impone al sistema produttivo e per la sfiducia che ingenera nello Stato. La priorità va quindi data ad un più sollecito smaltimento di tali crediti.
Incentivi per il turismo
· Coerentemente con l’obiettivo di fare dell’Italia, entro il 2010, il primo paese in Europa per capacità di attrarre flussi turistici, va esplorata la possibilità di rivedere le aliquote IVA che gravano sul settore per realizzarne l’allineamento ai livelli più bassi praticati da importanti competitori europei.
Riduzione dell’IRAP
· La previsione del DPEF è di interventi selettivi principalmente rivolti alle imprese più attive sul fronte dell’innovazione tecnologica, attraverso l’esclusione dalla base di calcolo dei costi sostenuti per il personale addetto alla ricerca e allo sviluppo; con premi di fiscalità di vantaggio da negoziare a livello europeo per le aree economicamente più deboli. È però decisivo che l’intervento sia di dimensioni atte a fornire un impulso di competitività a tutto il sistema produttivo e sia di facile comprensibilità e applicazione. È necessario che il Governo ribadisca l’impegno, già assunto nella legge delega, ad eliminare completamente questa imposta, il che richiederà interventi successivi nel tempo che, gradualmente ma rapidamente, portino ad azzerarne l’onere. L’Irap infatti è una imposta che vincola la crescita potenziale del prodotto nazionale, in quanto colpisce i redditi da lavoro e gli oneri finanziari e penalizza le imprese, specie quelle di piccole e medie dimensioni che investono ed ampliano la base produttiva e creano occupazione. Va in ogni caso confermato il blocco delle addizionali regionali. A livello nazionale, il taglio dell’IRAP dovrà partire, così come enunciato nella legge-delega, dalla riduzione significativa e progressiva della componente costo del lavoro dalla base imponibile, anche al fine di sostenere l’occupazione; la riduzione dell’IRAP può essere ottenuta prevedendo anche una riduzione delle aliquote.
· Potrebbe altresì essere previsto uno sgravio IRAP sulla nuova manodopera, una misura particolarmente utile per le piccole e medie imprese del Mezzogiorno.
ABI, AGCI, ANIA, CASARTIGIANI, CIA, CLAAI, CNA, COLDIRETTI, CONFAGRICOLTURA, CONFARTIGIANATO, CONFCOMMERCIO, CONFCOOPERATIVE, CONFESERCENTI, CONFETRA, CONFINDUSTRIA, CONFSERVIZI, LEGACOOP e UNIONCAMERE