Spesso noi consumatori, prima di acquistare un prodotto alimentare, guardiamo l’etichetta per conoscerne il contenuto, oppure acquistiamo determinati prodotti perché la pubblicità trasmette un messaggio di genuinità e salubrità, legata alle materie prime utilizzate o a tecniche di produzione antiche, consolidate e genuine.
Ma il consumatore quale garanzia ha della veridicità di quanto detto o scritto?
La storia ci insegna che in passato episodi sporadici e circoscritti verificatisi nel settore, come il caso del mascarpone al botulino e del vino al metanolo, hanno determinato per anni un danno all’intero mercato di questi prodotti.
Questi eventi hanno portato le aziende a prendere consapevolezza che qualsiasi evento di questo genere, anche se circoscritto, scatena paura ed incertezze nel consumatore. Pertanto l’intero comparto agroalimentare è giunto alla conclusione che l’acquisizione del concetto di sicurezza degli alimenti è una scelta obbligata e che senza di essa non può esserci mercato.
L’inserimento obbligatorio del sistema Haccp ha favorito un maggiore controllo, determinando un incremento della cultura della prevenzione in termini di igiene e
sicurezza degli alimenti.
A questa indispensabile condizione si aggiunge l’elemento qualità, sia in termini
Di materie prime utilizzate che di tecniche produttive.
Questo ha determinato una stratificazione dei prodotti agroalimentari appartenenti agli stessi tipi, quindi diventando così elemento di competitività.
Il legislatore europeo, con l’emanazione del Regolamento 2081/92, ha introdotto la definizione di prodotto a denominazione di origine protetta Dop, atta a
salvaguardare i prodotti tipici di determinate aree geografiche.
In questo modo, con un marchio è stato possibile definire una serie di prodotti che si differenziano da altri della stessa categoria.
Ma ciò non basta, visto che il mercato tende a diversificarsi e modificarsi continuamente. In questa realtà nasce l’esigenza da parte delle aziende, di assicurare e dare garanzia ai consumatori che le caratteristiche dei prodotti siano rispondenti agli standard qualitativi, differenziando così i loro prodotti tra la vasta gamma disponibile quotidianamente tra i banchi del supermercato.
Su questi presupposti si sta sempre più diffondendo la certificazione di prodotto volontaria nell’agroalimentare, mediante la quale un ente terzo indipendente e debitamente autorizzato attesta, con ragionevole attendibilità, la conformità di un determinato prodotto a requisiti prefissati.
Volontariamente l’azienda, una volta stabiliti i requisiti del prodotto – migliorativi rispetto a quelli obbligatori, in termini di caratteristiche, tecniche produttive, materie prime utilizzate, – definisce il processo e i punti di controllo affinché il tutto sia mantenuto nel tempo.
L’attività dell’ente terzo consiste nell’attestare la veridicità, dando garanzia di
Trasparenza e assunzione di responsabilità nei confronti del consumatore.
Inoltre questa forma di certificazione sta diventando sempre di più uno strumento di valorizzazione dei prodotti con caratteristiche particolari, dando l’input determinante per l’inserimento nel mercato della piccola e grande distribuzione.
Salvatore Cortese
Consulente Claai per la Qualità
Ricordiamo agli associati Claai che per qualsiasi chiarimento in merito alla progettazione, realizzazione e certificazione di sistemi qualità Salvatore Cortese è disponibile presso la sede Claai tutti i lunedì dalle 17.00 alle 19.30, previo appuntamento.
dal Notiziario CLAAI – Gennaio 2002