di ALESSANDRO LIMATOLA
La denuncia – di qualche giorno fa – dei Vescovi italiani sui mali del ns. Paese e del Sud, appare assolutamente puntuale ed equidistante; prova ne è che nessuna delle forze politiche in campo, benché ci si trovi in prossimità di una campagna elettorale, si è sentita attaccata.
L’Analisi – assolutamente lucida – più che intervenire contro questa o quella forza politica, è un atto d’accusa bipartisan.
Per il vero, v’è anche da dire che il Documento rappresenta un unicum nella – notoriamente prudente – attività dei Vescovi. E’il segno che i tempi anche per la Chiesa!!
Eppure, al di là dell’individuazione delle responsabilità risalenti ad un tempo più o meno lontano, riteniamo che le conclusioni cui sono giunti gli alti prelati siano assolutamente condivisibili e vadano adeguatamente divulgate.
La sintesi del loro ragionamento è che le classi dirigenti meridionali in tanti anni si sono dimostrate inadeguate e non all’altezza dell’importante delega loro conferita dagli elettori.
Al Sud è stata creata una dipendenza economica “a tempo” con il chiaro obiettivo di evitarne il riscatto economico e sociale e quindi di continuare ad utilizzarlo esclusivamente come un semplice bacino elettorale.
Il documento non risparmia ovviamente gli imprenditori ma ne individua correttamente quella fetta (invero assolutamente minoritaria) rappresentata da quegli operatori (di medio grandi dimensioni quasi mai operanti o di estrazione meridionale) che hanno utilizzato, di concerto con la politica, il Sud come un taxi!!
Il risultato ? Il Sud è fuori dai canali di ridistribuzione della ricchezza, rimane e – con la progressiva introduzione del federalismo fiscale – rimarrà esclusivamente un bacino elettorale per chi intenderà utilizzarlo, per poi dimenticarsene un minuto dopo averne raccolto il consenso!!
E’ in questo contesto che ha attecchito e continua a crescere la mala pianta della criminalità organizzata e comune.
Tutto ciò non fa altro che creare una miscela esplosiva la quale evidenzia in ultima analisi l’assoluta “mancanza di senso civico che compromette sia la qualità della convivenza sociale sia quella della vita politica e istituzionale”.
L’analisi che in questa occasione abbiamo scelto di commentare è apprezzabile anche perché riconosce che la stessa Chiesa, nonostante le istanze proveniente da almeno 15 anni dalle sue più elevate Autorità, non ha fatto tutto quello che avrebbe potuto fare, utilizzando la capillare rete di propri “rappresentanti” presenti sul territorio nazionale.
Le conclusioni dei Vescovi italiani rappresentano, da anni, il Manifesto della ns. Associazione e per questo riteniamo che debbano avere un’eco anche attraverso il ns. periodico.
L’attività della criminalità, specie organizzata, ed il controllo del territorio che da essa ne discende è il problema numero uno per il Sud.
La crescita del potere criminale se, da un lato, è inversamente proporzionale al potere ed alla credibilità delle istituzioni, delle forze politiche e sociali ed alla creazione di un circuito virtuoso di sviluppo delle attività economiche e dell’occupazione, dall’altro, non può produrre altro risultato che quello di favorire la degenerazione dei Valori innanzitutto e poi anche del sistema politico, economico, sociale cui si sta assistendo in questi giorni.
Dalle considerazioni che precedono emerge, dunque, evidente che il ns. destino è soltanto nelle nostre mani e che solo noi e nessun altro potremo decidere quale futuro dovrà avere il Sud ed i ns. figli.
L’auspicio è che il risultato elettorale del 28 marzo dia segnali incoraggianti in questa direzione.